Regia di Michel Piccoli vedi scheda film
L’esilio è un non-luogo, dove non si può essere, ma nemmeno si è stati, né mai si sarà. Il presente è vuoto per l’assenza di riferimenti, il passato è azzerato dalla perdita dei ricordi ed il futuro è compromesso da una soffocante mancanza di prospettive. Il tempo può essere riempito solo da giochi insulsi e tetri, mentre la memoria è ridotta ad un ferrovecchio, e non può più ispirare versi freschi e nuovi. Perciò la poesia, in questo film, ha sempre il tono austero, tra il declamatorio ed il cantato, di una tragica citazione teatrale. La censura imposta da un regime liberticida non permette l’autenticità della parola, così l’espressione è costretta a deviare verso il gesto, il simbolo ed il discorso indiretto della recitazione. “La plage noire” è il diario di una vita nascosta e trattenuta, dimezzata dalla paura e dal sacrificio degli affetti: un triste acquerello che Michel Piccoli adorna di delicate e frementi dissonanze. Peccato solo che il suo sforzo di evitare la monotonia vada a discapito della scorrevolezza e della unità di stile.
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