Regia di Narciso Ibáñez Serrador vedi scheda film
"Che dici, si rendono conto di quello che fanno quei bambini?"
"Non lo so."
"Un bambino normale non...non è capace di uccidere un adulto."
"Be', io sono un uomo normale, eppure sono stato capace...di uccidere un bambino."
Una coppia di turisti di lingua inglese, di provenienza non specificata, arriva in autobus nella caotica cittadina di Benahavìs, presumibilmente in Andalusia, meta della loro vacanza. Tom (Lewis Fiander) è un biologo ed è già stato da quelle parti dodici anni prima, la moglie Evelyn (Prunella Ransome) è incinta del loro terzo bambino, mentre i loro due precedenti figli sono rimasti in patria.
In una località balneare le onde hanno appena portato a riva due cadaveri, ma l'avvenimento non intacca troppo lo stile di vita locale, fatto di danze, musica, fuochi d'artificio e giochi della pentolaccia per i bambini. In cerca di maggior tranquillità, Tom e Evelyn fanno rotta a bordo di una modesta barchetta sull'isola di Almanzora, che conta non più di duecento abitanti; ma di adulti nemmeno l'ombra: i due non vedono altro che bambini dagli sguardi gelidi, alcuni silenti e altri con un beffardo risolino, e sia la piccola pensione che il bar presso cui sostano sono completamente vuoti. Basterà loro una giornata infernale per scoprire che i ragazzini di Almanzora hanno all'improvviso cominciato ad uccidere gli adulti...
Ma come si può uccidere un bambino?, tratto dal romanzo El juego de los niños con alcune sostanziali differenze, è stato sceneggiato e diretto da Narciso Ibáñez Serrador, nel '76 quarantenne regista spagnolo di origini uruguaiane e in seguito autore e presentatore televisivo. Nel caso non bastasse la trama, lo esplicito subito: è un film impressionante.
Ha inizio con quasi 8 minuti di documentario introduttivo, in cui con riprese agghiaccianti e commento fuori campo si illustra come nelle varie guerre (II Guerra Mondiale, Corea, Vietnam, conflitto indopakistano, Biafra) siano moltissimi i bambini costretti a vivere in condizioni orribili per poi subire l'abbraccio di una morte impietosa, quasi a voler far individuare allo spettatore la sete di vendetta dell'infanzia come causa scatenante della strage (fortunatamente, almeno quella, di finzione) di Almanzora di cui il film poi narrerà. Non viene fornita alcuna spiegazione: i ragazzini si intendono senza dirsi una parola e in massa hanno ucciso gli adulti dell'isola, colti impreparati e incapaci di ammazzare a sangue freddo i propri figli.
Piccola digressione: seguendo il volere di Serrador (bellamente ignorato nella versione originale), il film è stato doppiato in italiano solo nei dialoghi fra Tom ed Evelyn, mentre gli abitanti del posto parlano solo spagnolo aumentando il senso di spaesamento di Evelyn, che al contrario del marito non parla una parola di spagnolo.
Ciò detto, nonostante sia un film drammatico in cui si respira costantemente tensione e non un vero e proprio horror e vi sia davvero poco sangue sparso, Ma come si può uccidere un bambino? è stato vietato e anche bandito in alcuni paesi e non ha avuto la notorietà che meriterebbe; notevole idea che muove tutti i fili a parte, il film è lodevole anche sul piano tecnico nonostante lo scarso budget: la sceneggiatura ha un paio di battute a vuoto, è vero, ma la regia di Serrador è impeccabile e costruisce magnificamente una suspense da brividi, la colonna sonora di Waldo de los Ríos, morto suicida un anno dopo, è bella e funzionale, i bambini appaiono davvero inquietanti senza alcun trucco o effetto e recitano con intensità come i misconosciuti protagonisti Lewis Fiander e Prunella Ransome.
Almeno tre o quattro scene, inoltre, sono dei piccoli capolavori: indimenticabili i bambini che si parano dinnanzi ai protagonisti in silenzio, stagliandosi sul bianco delle abitazioni tipiche sotto il sole cocente (ambientazione che più "anti-horror" non si può), e soprattutto la magistrale scena in cui giocano alla pentolaccia con una falce e un cadavere appeso.
Ha i suoi difetti, ma intanto recuperate assolutamente questo film!
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