Regia di Narciso Ibáñez Serrador vedi scheda film
Uno dei primi film spagnoli ad arrivare sul mercato internazionale dopo la fine della dittatura franchista, "Ma come si può uccidere un bambino?" è anche un ottimo horror, tra i più originali e inquietanti mai realizzati. Ad una prima occhiata sembrerebbe un film di derivazione tipicamente britannica, filone da cui si distacca, però, per l'ambientazione che, anziché giovarsi di scenari notturni, lampi-tuoni-fulmini&saette, rumori di catene e cose simili, si svolge tutto sotto un sole abbacinante e tra le casette bianche di un'isoletta immersa nel Mediterraneo. All'epoca, i critici (come Grazzini e Kezich) citarono, a proposito di questo film, "Gli uccelli" (1963) di Hitchcock, ma i genitori e i fratellini di "Ma come si può uccidere un bambino?" sono molteplici: per citarne soltanto alcuni, vengono in mente "Il villaggio dei dannati" (1960), l'ottimo e (almeno da noi) poco conosciuto "The Wicker Man" (1973), senza trascurare qualche influenza del primo Dario Argento. Senza filosofeggiare su interpretazioni più o meno sociologiche, che potrebbero essere accreditate dal prologo che mostra la lunga strage degli innocenti perpetrata dagli adulti di tutti i tempi sui bambini, bisogna riconoscere che questo filmetto diretto dal regista spagnolo (di nascita uruguayana) riesce nell'intento di inquietare e, all'occasione, anche di spaventare lo spettatore. Talvolta perfino a commuoverlo, come nella scena dell'omicidio, molto originale, della protagonista.
Due giovani coniugi inglesi lasciano i due figli a casa per passare una vacanza in Spagna. Giunti sull'isoletta di Almanzora, si accorgono che sono scomparsi tutti gli adulti: sono rimasti soltanto i ragazzini, che hanno un comportamento stranamente minaccioso...
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