Regia di Jeff Lieberman vedi scheda film
Al contrario che nei film di fantascienza degli anni Cinquanta, nei quali i conquistatori arrivavano da altri pianeti, qui il pericolo si annida direttamente nel sottosuolo americano. Era già successo con "La notte dei morti viventi" di Romero, che il mix tra fenomeni naturali e tecnologia umana producesse mostri; del resto si sono già viste api killer, alligatori mostruosi e addirittura pomodori assassini, che lo diventino anche i miti anellidi che popolano il nostro sottosuolo non può fare meraviglia. Ciò che stupisce è, semmai, l'incredibile pressappochismo con il quale questo film è stato condotto, dalla sceneggiatura alla realizzazione sul territorio (solo per fare un esempio, dopo che ha scorrazzato in lungo e in largo per le paludi, il protagonista ha ancora le scarpe nuove di calzaturificio). La fotografia di Joseph Mangine è buona, ma la regia dell'allora giovane Lieberman tiene il suo horroraccio in serie B e in piena zona retrocessione.
Un violento ciclone spezza i cavi dell'elettricità nei pressi di un villaggio della Georgia ai bordi di una palude. I cavi, scaricando l'energia elettrica a terra, trasformano i vermi della zona, usati come esche per la pesca, in temibili predatori di carne umana.
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