Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
Un commedia che celebra l'amore per "le storie", la creatività dei sogni ad occhi aperti e delle menzogne ben fatte.
"Ho sempre trovato che la vita vera fosse insopportabile. Non ricordo chi ha detto che le vite più belle sono quelle che ci si inventa... Credo di essere stato io."
Con un'ultima menzogna Albert anziano (Trintignant) ci introduce la storia della sua vita. Albert è un bugiardo figlio di una bugia. Sua madre l'ha cresciuto nella convinzione che il padre sia morto da eroe nella Grande Guerra e poco conta che poi lei non riceva il sussidio per le vedove dei caduti o che un amichetto di Albert gli sveli che tutto il paese conosce il padre per un avvinazzato morto di cirrosi, ormai l'imprinting è fatto e Albert cresce tra soldatini e sogni d'eroismi e imprese belliche. Come una beffa a seguito del danno proprio il caduto che ha alimentato le sue fantasie impedirà loro di trovare sfogo. Albert ragazzo (Kassovitz) scampa infatti alla Seconda Guerra Mondiale come figlio di madre vedova. Prova nel frattempo ad usare la sua immaginazione per diventare scrittore ma l'unica cosa che riesce a concludere è di conquistare e poi sposare una ragazza del luogo spacciando storie lette in passato per sue invenzioni. La guerra è appena finita quando Albert lascia all'improvviso la famiglia e fugge a Parigi, forse per la vergogna di non essere stato all'altezza dei suoi eroici ideali. A Parigi fa il mendicante, poi il portiere, poi il segretario di un collaborazionista presto arrestato poi, grazie a dettagliatissimi racconti di guerra appositamente mandati a memoria, riesce ad imbucarsi in un circolo di partigiani ed ex militari illustri convincendo tutti di appartenere a pieno titolo a quell'élite. Tale è il fascino esercitato da Albert sui veri reduci che alcuni di loro finiranno per proporgli delicati incarichi istituzionali.
A posteriori un'opera piuttosto eccentrica rispetto al percorso artistico di Audiard. Ma anche eccentrica in senso assoluto. UN HEROS TRES DISCRET ha l'aspetto complessivo della commedia ma nasconde un'enorme quantità di piacevoli sorprese dai toni più disparati: escursioni nel picaresco, nel "mockumentary", in momenti più drammatici o nella satira disincantata della spartizione postbellica del potere. Sono presenti anche estrosità visive che vanno dal poetico-suggestivo che più qualificherà il regista in futuro finanche al comico-surreale (penso ad esempio a un quadro che prende vita che sembra uscito da un film di Jean-Pierre Jeunet).
La stesso approccio alla comicità da parte di Audiard ha poi un evidente taglio autoriale. Albert percorre avventure e fantasie con una leggerezza stralunata che sa molto di vagabondo chapliniano. La recitazione di un Kassovitz tenero, ingenuo ma ricco di immaginazione infantile serve al meglio la causa e consente alla narrazione di rimanere intima, umana e sorridente pur di fronte a una gran quantità di avvenimenti e cambi di registro potenzialmente molto dispersivi (e che forse fatalmente un po' incidono alla lunga sulla coesione del film).
Tra svolte inattese e frenetiche incrociamo figure curate e vivaci anche se di passaggio. Da citare quantomeno il memorabile capitano gay che a Parigi insegna ad Albert a mendicare nel modo giusto e poi diventa suo amico, un avventuriero rude dall'apparenza cinica ("Non è importante quanti tedeschi hai ucciso, l'importante è che ti sia piaciuto") che vede le bugie di Albert come una magia e che finirà per seguire negli Stati Uniti un soldato americano a suo dire "bello come un carrarmato".
Nella sua essenza UN HEROS TRES DISCRET è un film che celebra la fantasia affabulatoria, la creatività dei sogni ad occhi aperti e come tali anche delle menzogne ben fatte, quelle talmente vivide e capillari da prendere vita e "generare" vita. I desideri coltivati da Albert si riversano infatti nella realtà, nel futuro riuscendo egli a godere dei frutti di eroismi immaginari, ma anche nel passato, con illustri sconosciuti che finiscono per ricordarlo nei posti più disparati, inventando per lui, allargando la sua storia e il suo mito ormai indistinguibili.
Nonostante l'apparente provocazione di una carriera fatta di inganni e scimmiottamenti ai danni di figure "intoccabili" per i valori del dopoguerra, non si avverte alcuno stridore. C'è anzi qualcosa di molto armonioso, positivo (e rassicurante?) in questa vicenda in cui le menzogne non sono figlie di avidità o di opportunismi squallidi ma della fantasia più sfrenata ed entusiasta che consente a un sognatore di prendersi una rivincita su un'eredità penalizzante anche quando ormai il tempo degli eroi sembra scaduto. Si aggiunga poi che il lavorio incessante di Albert sulle storie vere e sulle bugie anche col passare del tempo non diventa (come si potrebbe immaginare) un instabile castello di carte, ma acquista i crismi dell'esperienza approfondita di fatti bellici e umani e di come distinguere verità e falsità negli altri. Dote che paradossalmente gli garantirà ulteriore stima e ulteriori successi...
Splendidamente multiforme e palpitante la colonna sonora di Alexandre Desplat, e bella anche l'idea di Audiard di utilizzare degli stacchi visivi sulla performance dell'ensamble di musicisti a mo' di cesura tra i capitoli. Alexandre Desplat - La verité ou la mort (da "Un heros tres discret")
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