Regia di Kevin Smith vedi scheda film
Kevin Smith torna sul luogo del delitto. Fisicamente, con un posto di lavoro degradante (lo pseudo Starbucks in cui lavora Rogen è diretto discendente del Quick Stop di Clerks e del Mooby’s di Clerks 2) che diventa scenario per attività (molto) alternative. Poi, a livello metacinematografico: la troupe low budget del porno fai da te è ispirata alla lavorazione di Clerks. Ma soprattutto, “filosoficamente” parlando: per tirare a campare va bene tutto, tranne che lavorare. Zack & Miri altri non sono che Dante & Randal declinati in commedia romantica (sì, scoprirsi innamorati sul set di un porno amatoriale è quanto di più romantico Smith abbia mai concepito), ancorati alla propria immaturità e decisi a schivare le responsabilità dell’età adulta. In questo senso Zack & Miri (il titolo originale ha creato problemi anche in America, dove è stata epurata la parola Porno in più di uno Stato) è il film più sincero di Smith, dichiarazione spudorata di una non voglia di evolvere che diventa poetica autoriale (il film è precedente al mediocre e vessato Poliziotti fuori), affidata dal regista al “delfino” Seth Rogen. Un ritorno alle origini (s)confortante, che ha il merito di rispolverare l’icona hard Traci Lords (col talento di fare bolle di sapone, ma non con la bocca) e di dare a Brandon Routh (finora mediocre Superman e pessimo Dylan Dog) il suo ruolo migliore: quello di amante bietolone di una star del porno gay.
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