Regia di Kevin Smith vedi scheda film
Nonostante pellicole clamorosamente sbagliate come "Jersey Girl" e "Poliziotti fuori", per molti, incluso lo scrivente, Kevin Smith rimane un cineasta di culto. Troppe le risate e le immedesimazioni scaturite durante e dopo la visione di "Clerks", "Dogma" o "Generazione X" ed ogni volta che esce un suo nuovo lavoro, la visione rimane d'obbligo. Con "Zack e Miri make a porno" (molto meglio del didascalico Amore a... primo sesso) il bilancio è tutto sommato positivo. Come spesso accade con questo simpatico regista/fumettista, l'idea di partenza ha una marcia in più rispetto alla media: una coppia di trentenni, amici dai tempi dell'asilo e perennemente in bolletta, per sbarcare il lunario, decide di girare ed interpretare un porno da vendere agli ex alunni del liceo. Prologo e sviluppo dell'idea (che corrisponde alla realizzazione del video hard in questione) sono le parti migliori del film: incisive e divertenti come ai vecchi tempi con una schiera di personaggi spassosissimi e spudorati che suscitano immediatamente simpatia. L'amore di Smith per disadattati e nerds persiste negli anni così come quello per il cinema di genere che i suoi personaggi continuano ad omaggiare con battute e citazioni in quantità industriale. Ad ogni modo, la bella notizia è che si ride. Si ride appresso all'entusiasmo sboccato di Seth Rogen, di fronte agli sfacciati corteggiamenti di Elizabeth Banks o alle eccessività gay di Justin Long e Brandon Routh, si ride ogni qualvolta sullo schermo appare quel genio cerebroleso di Jason Mewes. Certo, il livello di volgarità fisica e verbale è consistente ma il trasporto è genuino e non mancano piccate prese di posizione come quella nei confronti di youtube e della rete, principale causa di morte del cinema a luci rosse che fu e che Smith qui omaggia con la presenza di Traci Lords nel cast. Per un'ora e più funziona tutto alla grande, in barba a sfruttatori indiani, a speculatori edilizi (cameo di Tom Savini), a mogli soffocanti e a padroni di casa invisibili. Poi arriva la svolta sentimentale e tutto perde un po' della sua oscena sfacciataggine ma è solo un quarto d'ora trascurabile. Per fortuna alla fine irrompe ancora una volta il mitico Ja(y)son Mewes per spiegarci le dinamiche alla base del timone olandese. Cazzo che ridere.
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