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Furore cieco

Regia di Eric Rochant vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Furore cieco

di joseba
8 stelle

Parigi. Gerard Bedecarrax, ex detenuto tornato in libertà da poco, è il tramite di un affare tra bande rivali. L'acquisto di droga degenera però in un micidiale scontro a fuoco da cui è il solo ad uscire vivo, con una valigia piena di soldi. Il suo boss viene eliminato immediatamente e lui, grazie all'intercessione di un suo vecchio assistente sociale e amico, si rifugia all'"Esperance", centro per giovani delinquenti nella campagna dell'Aveyron, spacciandosi per educatore. Qui, dopo un periodo di turbolento adattamento, è raggiunto dallo spietato Ludo Daes, feroce capobanda accompagnato da scagnozzi armati fino ai denti: è guerra all'ultimo sangue. Se qualche appassionato del genere si domandasse qual è il polar più spartano e carpenteriano girato dal 2000 ad oggi, la risposta sarebbe categoricamente "Total Western". Sesto lungometraggio di Denis Rochant, "Total Western" è infatti un polar intriso di poderose atmosfere alla Carpenter e titolate suggestioni western, evocate dall'ambientazione rurale ed enfatizzate dall'epico soundtrack di Marco Prince (anche attore nei panni di uno degli sgherri dello spietato Ludo Daes). Avvalendosi della collaborazione di Laurent Chalumeau in sede di sceneggiatura, il trentanovenne cineasta parigino squaderna una sinfonia per pistole automatiche e mitragliatrici in due atti: se la prima parte del film, dopo il "deal" di droga finito in carneficina, è dedicata alla caratterizzazione dei personaggi e alla descrizione d'ambiente (il centro di rieducazione "L'Esperance" nella biondeggiante campagna dell'Aveyron), la seconda è furibondo scontro a fuoco tra la falange di gangster e i ragazzi del centro che si difendono strenuamente, con l'intervento fuori programma di un gruppo di paramilitari capitanati da un colonnello in pensione che organizza simulazioni di guerra per fanatici neonazisti. Lo script pullula di stereotipi (i delinquentelli beur strafottenti, la ragazza anoressica con tendenze suicide, l'educatore irrimediabilmente coglione, gli scagnozzi slavi) e situazioni implausibili (la pericolosità dei banditi è pari alla loro disarmante ingenuità, le raffiche di pallottole sono letali per alcuni e innocue per altri), ma la progressione drammatica è così ben necessitata e il ritmo così serrato che ogni considerazione sulla convenzionalità o l'inverosimiglianza passa inesorabilmente in secondo piano di fronte a tanta abilità nel gestire la concatenazione degli eventi. E, pur costretti nei limiti della macchietta, i personaggi sbozzati conquistano una loro sicura autonomia: la beurette dal coltello facile Farida (Kahena Saïghi) non teme le minacce e le violenze dei gangster, gli attaccabrighe Aziz e Kamel non ci pensano due volte a mettere i bastoni tra le ruote agli aggressori e il granitico Bédé (Samuel Le Bihan) si preoccupa prima della vita dei ragazzi e poi della propria, opponendo fiera e ragionata resistenza. L'impostazione del racconto non dà adito a dubbi: Rochant non intende dire niente di nuovo né sulla società né sul genere, ma questo suo approccio basico e frontale giova nettamente al film, che si ritaglia comunque lo spazio per punire gli intransigenti e i bellicosi (il primo a cadere è l'autoritario educatore ufficiale, seguito a ruota dai paramilitari neonazisti) e salvare i tolleranti e i reietti (a sopravvivere saranno proprio i responsabili del centro e tutti i ragazzi ospitati). Un'elementarità non priva di polemico manicheismo che, intensificata da fortori western, raggiunge momenti di gloriosità iperbolica, come nella morte crepuscolare dell'eroe guerriero Bédé. Un polar/neowestern rocciosamente esaltante: consigliatissimo.

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