Regia di Benoît Délepine, Gustave Kervern vedi scheda film
Curiosamente, ma non credo per caso, il provino che accompagna questo film è quello dell’ultimo film di Aki Kaurismäki (quello che anche lui affittava i Killer) di prossima uscita. Ma gli accostamenti a quest’ultimo o a film “sorpesa” come Delicatessen mi sembrano corretti quanto necessariamente solo scolastici. Anche il tandem de Kerven / Delépine tenta una comicità fredda e cinica, e pur avvalendosi di quantità probabilmente superiore di elementi rispetto a quanto non faccia normalmente il più scarno, “freddiventertissimo” regista finlandese, il risultato non è altrettanto riuscito. A mio parere, la camera resta ferma immobile per tempi eccessivamente dilatati nel “vuoto” delle scene, dove il ritmo della comicità finisce per restare affidato alla sola “musicalità” del film (siano esse le strampalate note di Gaëtan Roussel, o dialoghi fuori campo, o i suoni gutturali e animaleschi inventati dalla sceneggiatura), a eccessivo discapito dell’immagine, pericolosamente lasciata in balia di se stessa e troppo lungamente in secondo piano. La comicità di Louse-Michelle colloca, sposta il punto di congelamento della risata quasi al di fuori della narrazione per immagini, laddove invece la fissità di Kaurismäki si aggrappa fortemente a un elemento visivo (spesso sui volti cerei dei suoi attori), e in virtù di questa forza costringe la risata ad uscire. Qua invece il “motivo” della risata va spesso cercato “altrove”, quasi immaginato, a mio parere eccessivamente estraniato, tanto che spesso non si riesce nemmeno a trovare, o lo si trova solo in virtù di una brillante e azzeccata sceneggiatura, con la quale la regia sembra fare un po’ a cazzotti.
Ma le buone trovate non mancano, e se le risate non saranno state “grasse” come quelle di altri film di questo filone (ahimè così poco frequentemente incontrabile al cinema), comunque Louise-Michelle può essere considerato (distaccatamene) carino, divertente anche se non coinvolgente. La trovata migliore è quella di essere riusciti ad impedire a tutto il pubblico in sala a non alzarsi prima della fine dei titoli di coda, (consuetudine che andrebbe meglio e con più educazione perpetrata nei nostri locali), preavvisando con opportuna didascalia posta prima del primo fotogramma, anche se... di nuovo lo stesso difetto.... : la “coda” aggiunta è stucchevolmente, prevedibilmete e non troppo comicamente lunga, e aggiunge sostanzialmente poco, rovinando un po’ le aspettative.
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