Regia di Alain Robbe-Grillet vedi scheda film
l'eden è un bar oltre che uno stato fisico-mentale, dove gli studenti si ritrovano. piccoli spazi con tavolini, dove chiunque può guardare l'altro attraverso pareti di plastica trasparente, alternate a pareti e superfici colorate e segmentate come nel neoplasticismo di mondrian.
estetica e costruzione di spazi attraverso il semplice utilizzo di linee, e pannelli coi colori primari(pare che robbe-grillet avesse un'avversione per il colore verde) crea una poetica anestetizzante e eccitante nello stesso tempo nei bei ragazzi che compongono la classe studentesca priva di stimoli reali e utili.
con l'arrivo di un algido individuo che propone ai ragazzi una polvere bianca, chiamata la droga della paura, la sola a farsi avanti è violette.
inizia così un percorso onirico, e un'esperienza erotico-feticistica, che trasporta la ragazza e i suoi amici all'inizio all'interno di una fabbrica che sembra non utilizzata, e che viene sfruttata dai giovani studenti solo come luogo per giocare a nascondino e poi nelle lande assolate di djerba, da cui tra l'altro ha avuto tutto inizio, con l'indizio di un piccolo quadretto bianco e blu.
più che un film un'istallazione museale; più che una storia una teoria di immagini e sensazioni agite e scatenate dai furibondi anni settanta e dal desiderio di indagare, inspirare, carezzare, toccare e baciare il corpo delle donne.
violette entra nei propri sogni anestetizzati a scuola e all'eden, e ne varca i confini con la potenza del proprio desiderio di scoperta di sè e del mondo. lei è ovunque, inserita in ogni sorta di gioco, e la fabbrica può solo essere un set per una partita a nascondino. in un noir dove ci scappa il morto; in un gioco erotico con un uomo più grande di lei, in terra africana, tra roghi, sole cocente, mare cristallino e musica ipnotica.
non mi è piaciuto e non mi è dispiaciuto. appartiene alle esperienze cinematografiche e televisive a cui mi ha abituato nel corso degli anni, FUORI ORARIO.
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