Regia di Kenneth Anger vedi scheda film
A due anni di distanza dal documentario sui dipinti di Alesteir Crowley (The Man We Want to Hang, 2002), Kenneth Anger omaggia alla sua maniera una delle icone più popolari del ventesimo secolo, Mickey Mouse (o Topolino che dir si voglia), con un piccolo e curioso cortometraggio che ha il merito, oltre a quello di costituire un affascinante e travolgente divertissement, di proporsi in una duplice chiave di lettura, sulla base delle differenti reazioni capace di suscitare: in un tripudio gioioso di gadget, statuine, pupazzetti, giocattoli, fino all'oggettistica più delirante sul personaggio, frullati magistralmente in un suggestivo collage visivo, Mickey Mouse finisce per essere vivisezionato dall'occhio implacabile di Anger, che, tra primissimi piani e lente panoramiche, con la consueta ed impeccabile cura in fase di montaggio, ne destruttura l'aura mitica fino a svuotarla da ogni briciola di umanità. Ne emerge, nonostante le apparenze, un ritratto tutt'altro che festoso e rassicurante, ma poichè la narrazione procede per accumulo, anzichè per sottrazione, finisce per sortire l'effetto contrario: si coglie qualcosa di inquietante tra le righe, ma, nonostante tutto, non si riesce ad averne paura (mentre un bambino, di fronte al susseguirsi delle immagini, non può che coglierne, come sempre, il lato giocoso). La genialità di Anger sta proprio qui, nell'aver reso impercettibile questo "spostamento di senso", e lo spettatore non può che rimanerne spiazzato ugualmente, specie quando vengono mostrati pupazzetti di Topolino con bocca enorme e denti minacciosi o (il più disturbante di tutti) quello che indossa una maschera antigas, o, ancora, le inquadrature di alcuni tatuaggi (in cui Anger cita se stesso), sino al finale con i Mickey Mouse metallici, splendenti di una luce sinistra. Il tutto accompagnato da una strepitosa colonna sonora, che, tra marcette scatenate, melodie d'altri tempi (Teddy Bears' Picnic, del 1907!), foxtrot, two-step e rumbe, propone, oltre ad alcuni brani più recenti (Whispering e Merry Go Round by Moonlight di Ian Whitcomb & His Bungalow Boys e The Joyful Kilmarnock Blues, dei Proclaimers), la storica (1934) If I Had a Million Dollars composta da Johnny Mercer e Matty Malneck per le Boswell Sisters e la deliziosa I'm Your Puppet firmata dai re Mida del soul Dan Penn e Spooner Oldham e da loro affidata alle ugole di James & Bobby Purify, duo R&B che la portò al successo nel 1966 (un milione di copie vendute, 14 settimane di permanenza nelle classifiche americane).
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E' una dichiarazione d'amore da parte di Anger verso il celeberrimo roditore. Il noto regista satanista (lo stesso di "SCORPIO RISING") smaschera i retroscena più crudeli dell'eroe a fumetti: un lunapark disneyano trasformato in quello di DELITTO PER DELITTO; una striscia dove colpisce in faccia Donald Duck con una palla di neve; allusioni secondo i quali Minnie sarebbe una versione tra(ns)vestita di Mickey, un'alquanto sinistra riproduzione in bronzo come immagine finale; il suo logo composto da monetine dopo i titoli di coda, ecc ... Ne mostra (gioiosamente) il lato oscuro, quello che lo manda in brodo di giuggiole. Un pò come si divertì a presentarci i quadri di Aleister Crowley. Visioni alternative, non sempre condivisibili ma dallo stile impeccabile.
Concordo...per non parlare del Mickey Mouse con la maschera antigas, il più inquietante di tutti...
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