Regia di Christian Molina vedi scheda film
Valérie Tasso, autrice di Diario di una ninfomane da cui il film è tratto, non è una Melissa P.: parla cinque lingue, ha preso un master e ha fatto la dirigente. Poi, stanca della monotonia, ha praticato come prostituta, ha scritto un bestseller e ora tiene corsi di sessuologia. Ciò nonostante la pellicola mette in bocca alla povera Geraldine Chaplin banalità come: «Se un uomo ha tante donne è un macho... ma se si tratta di una donna, viene considerata una puttana!». Il matrimonio della protagonista dovrebbe poi aprirci gli occhi sul conformismo dell’istituzione familiare, ma appare frutto non tanto della cultura o dell’intelligenza del marito (checché ne dica Valérie a un’amica), quanto di un’impressionante serie di cene e regali molto costosi. Non stupisce che la donna, dopo aver fatto la bella di giorno, sentenzi che matrimonio e prostituzione si equivalgano. Sono grossolanità di scrittura come queste a rendere il film irricevibile proprio nelle sue pretese femministe. Anche sul versante erotico non c’è da stare allegri: le riprese sono patinate e le situazioni tutto sommato poco avventurose. Valérie è infatti curiosamente inesperta e, dopo una giovinezza libertina, dovrà informarsi in un sexy shop per capire cosa gli uomini vogliano da una prostituta...
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