Regia di Christian Molina vedi scheda film
Che la ninfomania sia un'invenzione maschile per punire la donne ed aumentare i loro sensi di colpa, cioè la tesi centrale di questo film (esposta pressochè in maniera letterale dalla nonna-Chaplin), è una stronzata galattica. Forse il nodo femminista da cui si dipana tutta la questione è abbastanza vicino a tale concetto (inscritto con buona probabilità nel triangolo: maschio egocentrico, donna sottomessa, sensi di colpa), ma certo non si può generalizzare e banalizzare fino a questo punto. Scialba ed insignificante pure l'idea, nel finale, dello scambio di termini: 'ninfomane' o 'ninfa' poco cambia, non pare granchè rassicurante come soluzione. Il sesso è al centro di tutto il film: parlato, ma soprattutto visto e vissuto; erotismo blando e da copertina di Playboy, pruriginoso quanto basta per attirare il pubblico. Che, meno male, non ha abboccato.
Valèrie fin da adolescente adora fare sesso; crescendo, vive la propria esistenza in funzione dei possibili accoppiamenti: la qualità conta poco, a lei preoccupa principalmente la quantità. Finchè la incoraggia la nonna, ninfomane a sua volta ma costretta dagli eventi a reprimere i suoi istinti, Valèrie prosegue il suo trionfale cammino di conquiste incessante, ma appena la nonna muore è per lei crisi. Trova però un uomo che la ama davvero, ma quando il rapporto svanisce rimane per Valèrie solo la prostituzione.
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