Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Sai che ti dico Utivich? Questo potrebbe essere il mio capolavoro."
È vero che bisogna sempre essere cauti con i giudizi, però, in questo caso, devo dire di essermi trovato quasi completamente d'accordo con il giudizio del regista, nascosto in conclusione alla pellicola.
"Inglourious Basterds", film del 2009 diretto da Quentin Tarantino, è la sua opera più completa e complessa in assoluto.
È vero, la rivoluzione cinematografico-culturale portata avanti da "Pulp Fiction" non ha eguali nella carriera del filmaker americano e, da questo punto di vista, nessun altro dei suoi film può comptere. Se si vuole parlare, però, in senso strettamente cinematografico, lasciando perdere tutto ciò che c'era prima e tutto ciò che è venuto dopo, "Inglourious Basterds" è, nella filmografia del regista, un'opera assoluta che non teme avversari.
L'intera pellicola si pone un quesito (al quale da anche una risposta) che nasconde un paradosso: è possibile riscrivere la storia?
Secondo Tarantino sì. Perché?
Perché nel cinema tutto è possibile e, soprattutto, tutto è credibile. Non entriamo in una sala di proiezione per vedere e sentire ciò che già abbiamo visto e sentito; entriamo perché vogliamo assistere a qualcosa di nuovo. In alcuni casi, attraverso gli occhi del regista, osserviamo una realtà che non siamo mai riusciti a vedere completamente, in altri, invece, osserviamo la finzione, l'impossibile che diventa realtà.
L'operazione di riscrittura avviene attraverso due storie che sono destinate a intrecciarsi: in una Francia occupata dai tedeschi troviamo Shosanna, una ragazza sfuggita qualche anno prima dall'esecuzione della sua famiglia per mano del Colonnello Hans Landa, che è riuscita a diventare proprietaria di una cinema a Parigi. Altrove, ma sempre in Europa, il Tenente Aldo Raine e il suo gruppo di soldati, conosciuti come i "Bastardi", stanno cercano di entrare in contatto con l'attrice e agente segreto Bridget Von Hammersmark, per portare a termine la loro missione di far cadere il regime nazista e porre fine alla guerra.
L'intrecco avverà nel luogo "sacro" per eccelleza: il cinema di Emmanuelle Mimieux (la nuova falsa identità Shosanna). Proprio all'intero della sala cinematografica si compierà quell'atto estremo quanto falso, destinato a cambiare per sempre il percorso della (falsa) storia.
Attingendo un po' dallo spaghetti western, un po' dai B Movie e da tanto altro, Tarantino, grazie al suo personalissimo linguaggio, realizza la sua pellicola più maestosa, che si fa allegoria del concetto di cinema stesso. La guerra, la violenza o l'occupazione nazista sono soltanto degli espedienti, parodiati e caricaturizzati, che vanno uniti fra loro per creare "un cocktail di puro cinema", come afferma Paolo Mereghetti.
Il significato più profondo del lungometraggio si concretizza, invece, nella sua funzione metacinematografica: tutto può accadere, anche l'impossibile (la morte di Hitler), purché ciò avvenga all'interno di un cinema.
Stilisticamente parlando, il film è una gioia per gli occhi e anche per l'udito (è parlato in ben quattro lingue!).
Siamo ben lontani dalla ruvidità e dalla (apparente) semplicità diretta di "Pulp Fiction", anche se al suo interno ritroviamo certe caratteristiche del regista, come la violenza, l'uso delle didascalie e il mix di diversi generi. "Inglourious Basterds" è spaventosamente raffinato e preciso e dimostra come il cineasta americano abbia ormai raggiunto una padronanza tecnica di altissimo livello. Il nuovo cinema di Tarantino si può osservare già dai primi (bellissimi) minuti del prologo: la quiete di una casa immersa nel verde acceso della campagna che viene disturbata dall'arrivo dei nazisti. Tutto questo raccontato attraverso ampie inquadrature, profondità di campo e una fotografia ineccepibile.
Naturalmente, le citazioni sono tantissime: si va dal titolo stesso e da alcuni spunti per la trama presi da "Quel maledetto treno blindato" (tradotto negli USA con "The Inglorious Bastards") di Enzo Castellari, a "C'era una volta il West" di Sergio Leone ("Once upon a time in nazi occupied France"); dallo pseudonimo del sergente Donnie Donowitz (Antonio Margheriti, grande regista italiano amato da Tarantino) alle proiezioni di Max Linder nel cinema di Shosanna.
Una buona parte del merito va anche alle importantissime intepretazioni: un grande cast che va dagli ottimi Brad Pitt e Diane Kruger al favoloso Chrisoph Waltz che vinse, per questo film, il suo primo Oscar come miglior attore non protagonista.
Che dire, "Inglourious Basterds", forse, è veramente il grande capolavoro di Quentin Tarantino: un mix di immagini, di ironia, di drammaticità, di violenza e di citazioni al servizio di un lungometraggio che esemplifica alla perfezione il concetto di Cinema stesso.
Sono proprio i titoli come questo che, anche tra molti anni, verranno ancora ricordati e discussi. Aggiungerei: per fortuna!
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