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Bastardi senza gloria

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Bastardi senza gloria

di LAMPUR
4 stelle

Giona 12,36  E verrà un uomo da lontano ingloriosamente bastardo, efebicamente insulso, carismatico capo di orde sanguinarie, in molte lingue proferirà un verbo disfatto. Col trinacrio poi, sarà stridor di denti, spasimo d’udito, e la vendetta graverà sui popoli in mendace adorazione.

 

Intervistatore: Buongiorno Mr. Tarantino, volevamo chiederle qualcosa circa il suo cinema.

Tarantino: Cosa volete sapere ancora?

I: ma è vero che lei voleva fare solo l'attore?

T: in effetti si, ma la mia massima performance, Dal tramonto all'alba, che mi ero scritto su misura, non è stata mai compresa abbastanza, ed ho dovuto ripiegare sulla regia...

I: quindi se potesse tornare indietro...

T: farei decisamente ed esclusivamente l'attore, come regista ho spremuto tutto lo spremibile. Ho fatto un po' il Picasso della celluloide, prima ho trasformato il B-movie in Grande Cinema, e poi ho rifatto il percorso al contrario, fino alla celebrazione dei Basterds  ...

 

 

Fatte 'o nome e futtrtenne. Cosi si dice a Napoli e cosi sembra aver concluso il nostro pupillo autore del mi(s)ticissimo Pulp Fiction, pietra miliare di tanto cinema che ha pescato, e pesca tutt'ora, dai suoi immarcescibili fotogrammi... ed anche noi, alle prese con  questi furbetti del quartierino generale tedesco ed agli sproloqui  dialettici e non, del tonno in scatoletta Brad Pitt, ci cascano un po' troppo gli attributi e ci ritroviamo come davanti ad uno scarabocchio picassesco, senza tuttavia percepirne giammai più il genio... idolatramente memori dei dialoghi accalappiosi e affabulatori ma costretti ad estrapolare qualcosina di appena assimilabile all’estroso, nel mare magnum di ovvietà e consuetudini cinematografiche che affiorano ad ogni angolo di cineinglourious, costretti a subire, ad ogni scalpo scipito, e  costretti a tentare giusto l'intuizione, ad ogni macchinosamente rallentato Landa, che si rivelerà baccellone stratega (e  sulla cui dialettica allappante sembra prefabbricato il destino tutto di un film a tre cilindri costretto, come massima eccitazione, ai primi piani sulla panna dello strudel),  appena ombra dei personaggi abituati ad infestare ed animare le scene una volta realmente tarantinate.

Resta giusto la caccia alla verve citazionista del Nostro, ed ai fin troppi riferimenti a svariati capolavori sfuggiti come oro al setaccio addirittura allo stesso autore che bulimico divoratore di cinema da asporto (s’)infarcisce anche inconsciamente di richiami, cosicché al fan distratto potrebbero essere sfuggiti gli omaggi all’Idolo delle folle (1942) di Sam Wood con Gary Cooper nei fotogrammi dedicati al bastardo Donnie Donowitz, l’Orso Ebreo che uccide a colpi di mazza da baseball, o quello all’ottimo Albino Alligator (prima regia di Kevin Spacey - 1996 -) che  rievoca la struttura da camera scantinata con imboscata annessa che si respira nella locanda “La Louisiane”, od ancora l’omaggio tutto italiano per Il Santo Soglio, l’emblematico episodio di Signore e signori, buonanotte del 1976, con un potenziale Nino Manfredi in papalina che s’intravede alle spalle della Bridget Von Hammersmak ferita ed interrogata da Aldo Raine, ma non vogliamo neanche dimenticare i Franco e Ciccio di Indovina chi viene a merenda? Di Marcello Ciorciolini del 1969, scimmiottati da Pitt e compagni nel foyer del teatro mentre si presentano

 in approssimativo italiano… e probabile anche  un’allusione a Willard e i topi del 1971 di Daniel Mann con Bruce Davison, durante l’estenuante chiacchiera iniziale di Landa, a caccia di ebrei nascosti nell’occasione che vedrà la fuga della Shosanna vendicarice… pochi spunti di vero decollo artistico insomma, una stucchevole ossequiosità di fondo al servizio del déjà vu.

 

Siracide 2,44 In verità vi dico, vi pentirete tra la polvere e la cenere, la landa desolata che calpestate ingoierà grida e sussulti,

non esisterà rinascenza ne perdono.

 

 

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