Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Quentin Tarantino è il Cinema che non ha paura. In un attimo, e senza alcun ritegno, le sue pallottole di cinismo forano lo schermo come i corpi; e tutto avviene in un istante, perché la tragedia, nella vita reale, irrompe senza commenti introduttivi. D’altronde la subitaneità è una caratteristica del genio, del pensiero vergine, che passa nudo all’azione, senza prima vestirsi di maniera e di linguaggio. Le atrocità non nascono dagli istinti primordiali, bensì dalla razionalità pura ed impulsiva, che risponde solo all’abbaglio dei sogni individuali. Per i “bastardi senza gloria” la spietatezza significa coerenza e determinazione; e tutta la vicenda ha la meccanica perfezione di un intreccio di rimbalzi tra proiettili vaganti. Sullo sfondo di un paesaggio desolato e delle asciutte architetture della storia, l’uomo è il solo essere dannatamente vigile e creativo, le cui sofisticate invenzioni strategiche ed artistiche sono unicamente finalizzate a seminare morte e distruzione. La mente è la sede della freddezza esecutiva, che, in una logica di azione/reazione, sopravanza gli spasimi dell’anima. L’inferno in terra è un deserto gelido: ad uccidere non è la passione, bensì la volontà, che è un coriaceo ganglio di materia cerebrale e muscolare.
La finzione recitativa è, nel contempo, stratagemma e spettacolo; la diva tedesca poliglotta che diventa agente del nemico ben riassume il senso di una guerra totale, che non è nient’altro che un universale gioco delle parti, in cui ciascuno nasconde l’essere e costruisce l’apparire in funzione del proprio disegno di odio o di vendetta. Alla fine il nazista può togliersi l’uniforme, come un attore si spoglia del costume; così tutto può finire ed essere dimenticato, per poi ricominciare ex novo con altri interpreti e travestimenti. L’unico modo per fermare questa dinamica perversa è inchiodare ognuno alle responsabilità dei propri gesti, facendo sì che la colpa commessa diventi un marchio indelebile, impresso nella carne, come una svastica che rimane, per sempre, tatuata sulla fronte.
Grande è Tarantino nel mettere in scena questo colossale teatro dell’umanità perduta, in cui a fronteggiarsi non sono le persone, bensì i rispettivi inganni, tanto che la psicologia è ridotta alla fisiologia di un sistema di cacciatori e prede. A pulsare non sono le emozioni che attraversano il cuore, bensì unicamente la tensione dell’agguato e il nervosismo dell’attesa. Nel regno del sospetto onnipresente, la vera socialità è proibita, l’amicizia è un’improvvisazione a soggetto, e la convivialità un banchetto tra maschere di carnevale; l’incontro e la comunicazione sono messi al bando, in questa sfida tra personaggi misteriosi, in cui a perdere è colui che si rivela.
Il Cinema, per definizione, è fatto di trucchi, multilinguismo, montaggio ed effetti speciali; è la faraonica torre di Babele che seduce le masse con il suo incanto demoniaco e schiavizza chi ci crede. È un potere tirannico che può passar di mano con un taglio di pellicola od un cambio di bobina; e questo film celebra la sua grandiosa capacità di esserci, nel bene o nel male, protagonista incrollabile e indiscusso di un secolo crudele.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta