Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
"Questo potrebbe essere il mio capolavoro", fa dire Tarantino a Brad Pitt, soddisfatto - nell'ultima scena del film - per aver inciso sulla fronte del nemico l'ennesima svastica, in modo che i nazisti possano essere riconoscibili anche senza divisa. Ma la frase non è lì per caso: mixando un film dell'italiano Castallari (Quel maledetto treno blindato) con uno di Aldrich (Quella sporca dozzina), il regista più folle di Hollywood compie il suo capolavoro frullandoci dentro tutti i topoi del suo cinema: il gusto per i soprannomi, il tema della vendetta (al cinema gli ebrei si prendono la loro rivincita sui nazisti), gli inserti da fumetto, le esagerazioni splatter, l'umorismo, il gusto per la citazione cinematografica e quello per il politicamente scorretto (qui si scherza con l'Olocausto…). Il tutto sorretto da una sceneggiatura impeccabile, suddivisa come al solito in capitoli, dove non c'è una sola scena che allenti per un attimo la suspense. Da sola, quella nella taverna dove si danno appuntamento i bastardi entra di diritto nella storia del cinema. Da vedere e rivedere, a dispetto delle due ore e mezza di durata che scivolano via in un attimo.
Meritatissimo il premio per la migliore interpretazione maschile a Christoph Waltz, vero mattatore del film, al festival di Cannes.
Parigi, 1944. Un gruppo di soldati ebrei americani chiamati "i bastardi" e la giovane sopravvissuta a una strage nazista (Laurent) stanno preparando - ciascuno ignorando il progetto parallelo - una strage in un cinema, in occasione della prima di un film di propaganda nazista alla quale interverranno anche Hitler e Goebbels. Ma un astuto comandante della Gestapo (Waltz) potrebbe far saltare entrambi i piani.
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