Regia di James Watkins vedi scheda film
Per trascorrere al meglio il weekend dopo una settimana di duro lavoro, la maestra elementare Jenny si affida al fidanzato Steve e alla sua proposta di vacanza intelligente: recarsi presso un laghetto sperduto nel mezzo di una folta vegetazione e lì darsi al campeggio selvaggio. Giunti a destinazione, però, i due incappano in un gruppo di bulletti adolescenti che prima li accolgono con provocazioni e minacce poi gli rubano la jeep e tentano di investirli. Quando in seguito, nel corso di una colluttazione, Steve finisce per uccidere fortuitamente il rottweiler del capobranco, la situazione precipita definitivamente: tornati in possesso del mezzo i piccioncini ci montano su e ripartono di slancio, ma la banda, guidata dalla sete di violenza del leader, li insegue, cingendoli d'assedio e costringendoli a piedi per una fuga disperata.
Il canovaccio di Eden Lake è piuttosto risaputo: trattasi fondamentalmente del solito horror con il solito numero 'x' di persone che si recano nel solito bosco per la solita scampagnata ed incontrano i soliti cattivi che vogliono fargli la pelle. Ma va detto che la macchina da brividi messa in piedi dallo sceneggiatore James Watkins, qui all'esordio dietro la macchina da presa, funziona, e funziona anche la costruzione del contesto sociale malato che gli fa da motore: pur non inventando nulla, Watkins è abile nel generare tensione fin dall'inizio, senza tralasciare di introdurre, già dai primi minuti (affidandola ad un dibattito intercettato dall'autoradio), l'esistenza di un'involuzione sociale che ha portato in Inghilterra alla proliferazione di nuove generazioni di sbandati, specie nelle classi più disagiate e quindi bisognose di sistemi di sostegno sempre più spesso negati, e dando, ad ogni occasione utile, saggi dell'inquietante comunità chiusa che vive attorno al lago, mostrando non solo l'inospitalità di una gang di giovani spiantati e privi del benché minimo rispetto per il prossimo, ma anche, in brevi inserti funzionali al racconto, delle famiglie che li hanno cresciuti educandoli all'antisocialità e al sopruso.
Il percorso di avvicinamento di Jenny e Steve a quello che sarà il teatro dell'orrore è accompagnato, ça va sans dire, da sinistre e profetiche avvisaglie (Steve che entrando nel bosco ironizza sulla necessità di aver paura di tutti, con il navigatore che di lì a poco avverte di tornare indietro appena possibile), mentre la scoperta della ferocia della gioventù del posto sarà progressiva e ineluttabile, partendo da piccole schermaglie verbali per arrivare in men che non si dica ai coltelli ed alla tortura.
Fatta la tara di qualche trascurabile forzatura nello script e di una sostanziale prevedibilità, Eden Lake mostra compattezza e coerenza narrativa, oltre alla capacità del regista di calare lo spettatore in atmosfere tordibe ed opprimenti senza lesinare in efferratezze (si vedono taglierini conficcati in bocca e piedi trapassati da spuntoni di ferro) ma evitando di scadere nel gratuito o nel morboso e condendo il tutto con una doverosa riflessione sul generale scadimento di una società incapace di allevare i propri figli secondo i più comuni canoni della convivenza civile.
Pur aggiungendo poco allo spremutissimo sottogenere del survival movie, Eden Lake è un film dignitoso e godibile che non deluderà gli amanti dell'horror più realistico (suo evidente target di riferimento) per via del clima claustrofobico ed ansiogeno (azzeccato, in tal senso, il ricorso ad una manciata di riprese aeree) e di uno stile di regia adrenalinico robusto e senza fronzoli. ***½
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