Regia di Jane Campion vedi scheda film
Pur con uno stile non lontano dai suoi precedenti lavori quali "Lezioni di piano" e "Ritratto di signora", la Campion in questo buon film sugli ultimi anni del poeta John Keats e del suo amore contrastato con Fanny Brawne sceglie un percorso meno patinato e più sincero. In questo aiuta molto la poetica dello stesso Keats, uno dei padri del romanticismo ottocentesco, che vira molto sugli aspetti naturalistici messi giustamente in risalto dalla regista in scene di grande fascino (una tra tutte la cattura delle farfalle negli assolati campi d'estate). Ciò conferisce al film, pur con qualche leziosità di troppo, una leggerezza costante, non attenuata neanche nei momenti più tragici come quelli della malattia o della morte del poeta. Ne emerge un ritratto onesto di uno dei tanti artisti incompresi e morti in povertà assoluta (e non a caso la scena della bara che si allontana solitaria su un carro di cavalli tanto ricorda quella di un Mozart altrettanto ostacolato da una vita grama e riscoperto solo ad anni di distanza dalla morte). Ma emerge soprattutto il racconto di un amore impossibile e delle difficoltà che la povertà, in una società fortemente classista, aveva nel favorire i sentimenti invece che i matrimoni di interesse.
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