Regia di Jane Campion vedi scheda film
E' un film elegante e curato, intimista e sentimentale, ma non patinato, laccato e vuoto come certi film recenti di ambientazione sette-ottocentesca. La Campion ha messo da parte quella specie di rabbia o di astio che aveva mostrato in altri film, e sembra essere in pace col mondo e con se stessa. Gira infatti un'opera tranquilla e senza aspetti sgradevoli, benché parli di una vicenda in fondo dolorosa. Anzi, la pellicola ci immerge nell'eterea poesia di John Keats (anche tramite i suoi stessi versi), un mondo piuttosto astratto dalla realtà storica e dallo sfondo sociale, che trova però un suo corrispettivo nella campagna e nella natura attorno alla casa dove si svolge l'azione.
La storia d'amore tra il poeta e Fanny è di quelle di cui si è perso lo stampo, per il romanticismo e la passionalità sentimentale prima che fisica. Essa ha qualcosa da insegnare alla nostra epoca, perché oggi si pensa solo al corpo. L'intenso legame che avvince i due viene rappresentato dalla regista con sensibilità e intensità, dipingendo a poco a poco il cuore di lei e il cuore di lui. Il ritratto del poeta che ne esce è probabilmente molto vicino a come fu veramente: un uomo molto sensibile, con grandi e nobili ideali umani, ma irrimediabilmente fragile nel corpo e nel carattere. Pur amando intensamente Fanny, infatti, a più riprese si scoraggia e vuole gettare la spugna di fronte alle difficoltà (non insormontabili) per la realizzazione del loro amore. Molto riuscita e tenera ho trovato la scena in cui lui accosta le testa al suo seno, e improvvisa estasiato alcuni splendidi versi.
Un personaggio che mi è sembrato un po' pasticciato e non ben definito è l'amico inseparabile di Keats. Forse è colpa dell'attore, che non riesce a decidersi per un tipo umano o un altro.
In generale, è un film silenzioso, delicato, e poetico, che nello scenario odierno appare ancora più prezioso.
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