Regia di Jane Campion vedi scheda film
La Campion è regista brava, e si vede. Divenuta a suo tempo celeberrima per Lezioni di piano, poi non ci ha più preso molto, con pochissimi film fatti e andati pure malino anzi che no. Qua la nostra racconta gli ultimi anni del poeta Keats, che morì giovanissimo e poverissimo, apprezzato solo da pochi eletti, salvo poi, dopo la morte, venire considerato uno dei più grandi poeti degli ultimi tempi. Questa sorte molto sfigata ci viene ben descritta dalla regista, che aggiunge anche un amore senza possibilità con una ragazza piuttosto fighetta. E’ grazie alla regia e agli attori (bravissimi, tutti) che questo film è guardabile, perché sennò avrebbe pecche mica da dire. Soprattutto, è d’essai che più d’essai non si può, inteso in senso negativo: troppo cerebrale, troppo intellettualloide. La storia, talvolta noiosa, porta spesso a toccamenti di balle, anche se il tutto ha un’atmosfera non malvagia, anzi. Tale Ben Whishaw (visto altrove in ruoli minori) è un perfetto Keats; ma è soprattutto straordinaria lei, la Abbie Cornish, qua bella mora, emergente e personalmente sconosciuta. Bravissima, perfetta.
Un ultimo cenno ai costumi, magnifici, e alle musiche, che mi sono sembrate strepitose. Un voto? Boh, mi sembrerebbe giusto tra 6 e 7, alla fine darò 6. Una nomination agli Oscar per i costumi (ma non per le musiche); partecipò a Cannes ma venne battuto da Il nastro bianco, che è migliore. Budget di nicchia, incassi pure, almeno però qualcosina ci ha guadagnato.
Mi è parsa, senza esagerare, straordinaria.
Lei non ha niente da imparare, i suoi film si riconoscono.
Un perfetto John Keats, direi.
NOn la conoscevo, accidenti, bravissima.
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