Regia di Jane Campion vedi scheda film
Lasciandosi alle spalle la New York contemporanea di In the Cut, Jane Campion si immerge nell'Inghilterra pre-vittoriana per raccontare una grande storia d'amore, quella tra la borghese Fanny Brawne (Abbie Cornish) e lo squattrinato poeta romantico John Keats (Ben Whishaw), in un'epoca-Austen docet-in cui i sentimenti erano subordinati alla ragione (economica) e ogni tentativo di mobilità sociale duramente osteggiato. Schiava della moda e più incline ai balli mondani che alla letteratura (inizialmente venne ritenuta frivola dallo stesso Keats, che la soprannominò scherzosamente 'maliziosa'), ma insolitamente attratta dalla figura emaciata del poeta, così diverso dai dandy che è solita frequentare-Fanny si appassiona alla poesia attraverso la lettura di Endimione, al punto da volerne apprendere l'arte. Galeotta fu la lezione sulla Negative Capability-l'amore per il mistero (“non si può comprendere il lago”) sublimato da Keats e inaspettatamente condiviso da Fanny. La relazione con la ragazza darà un nuovo slancio al poeta: risalgono infatti a questo felice periodo, oltre al poema Bright Star dedicato alla sua musa, anche le celeberrime Great Odes of 1819, tra cui Ode on a Grecian Urn e Ode to a Nightingale, probabilmente le più belle odi che siano mai state composte in lingua inglese. Il loro amore cresce di intensità, tra mille ostacoli, rasentando l'ossessione epistolare nei periodi di lontananza, ma finisce per soccombere alla malattia che stroncherà la vita del poeta a soli venticinque anni. Incarnando l'ideale romantico di bellezza esaltato in Ode on a Grecian Urn, la relazione con Fanny pare uscita dalla penna del poeta. Come i fanciulli raffigurati sull'urna greca rincorrono, senza mai raggiungerle, le amate fanciulle, restando sempre giovani e colmi di desiderio inappagato, così anche l'amore incompiuto di Keats e Fanny, immortalato al suo culmine, non perderà mai la sua bellezza:
Audace amante e vittorioso, mai mai tu potrai baciare, pur prossimo alla meta, e tuttavia non darti affanno: ella non può sfiorire e, pur mai pago, quella per sempre tu amerai, bella per sempre.
[John Keats, Ode on a Grecian Urn, 17-20]
Opera delicatissima e sincera, come il sorriso di Abbie Cornish, Bright Star si appoggia alla figura di Fanny Brawne-l'incantevole civetta che catturò il cuore di Keats-scandagliandone i pensieri e i sentimenti con una sensibilità tutta femminile. Certo, l'accostamento didascalico dei versi keatsiani all'amore tormentato sfiora la retorica, così pure le numerose citazioni pittoriche (dai salotti hogartiani ai campi fioriti impressionisti, dai colori degli abiti preraffaelliti alla desolazione finale friedrichiana) e l'omaggio a Daffodils di Wordsworht, ma la Campion si sottrae agli eccessi estetici riportando costantemente l'attenzione sulla realtà domestica e sui problemi di sussistenza quotidiana di Keats, dimostrando una grande padronanza del mezzo espressivo. E mentre osserva la quotidianità della sua protagonista-scandita da pizzi, salotti e fratelli 'spioni', la regista indaga con materna partecipazione le inevitabili 'conseguenze dell'amore'. Sorge il dubbio che Kerry Fox, nel ruolo di Mrs Brawne, sia l'alter ego di Jane Campion.
Protagonista indiscussa dalla prima all'ultima inquadratura, la splendida Abbie Cornish illumina la stella di Fanny Brawne, restituendole la dignità di donna che l'etichetta di 'musa ispiratrice' le aveva negato per quasi due secoli. La sua Fanny è insolente (il mio cucito ha più merito e ammiratori degli scarabocchi di entrambi-dirà durante uno dei suoi battibecchi al vetriolo con Charles Brown), pragmatica (ricava denaro dalla vendita degli abiti eccentrici che lei stessa confeziona) e fiera del proprio lavoro (il suo colletto triplo plissettato è il primo di tutta Woolwich-Hampstead!) e della propria indipendenza. La sua 'ossessione' per il cucito, dunque, non è frutto di nevrosi, ma un importante strumento di emancipazione sociale-un tema questo molto caro alla regista neozelandese. Ma Fanny è anche capace di scelte del tutto irrazionali, tipicamente femminili, come quella di legarsi ad un poeta poverissimo e moribondo sfidando le convenzioni sociali dell'epoca, appassionarsi alla poesia così “faticosa da capire” e mortificare i sensi in nome di un amore puro, ma casto come la morte.
Bright Star è una meravigliosa fusione di poesia, profumi, suoni e colori, ma soprattutto una storia d'amore senza tempo. Sublime.
“Stella luminosa, fossi ferro come tu lo sei ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte, a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno, come paziente di natura, insonne eremita, le mobili acque al loro dovere sacerdotale di puro lavacro intorno a rive umane, oppure guardare la nuova maschera dolcemente caduta della neve sopra i monti e le pianure. No - pure sempre fermo, sempre senza mutamento, vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore, sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi, sempre desto in una dolce inquietudine a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato, e così vivere in eterno - o se no venir meno nella morte”.
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