Regia di Jane Campion vedi scheda film
Chi erano, infine, quei due fanciulli di cui Keats nel suo capolavoro decantava l’amore immortale, perfetto, infinito e allo stesso, sconfinato tempo intangibile, irraggiungibile, cristallizzato in un’attesa e una sospensione per sempre e per mai? Forse proprio loro, John e Fanny, custoditi dentro un’Ode che è come una reggia impenetrabile, a cingere il legame che “non può sfiorire”, l’Eros protetto tra i versi che sconfigge Thanatos.
L’inizio è folgorante, con l’ago da cucito che perfora la tela, come la penna il foglio e il sentimento deflagrante la pelle. L’insostenibile eternità dell’opera d’arte si confonde e si mischia e si fa tutt’uno con questo puro e imperituro amore, questo amore fatto di sguardi tra i vetri e attraverso i muri, di parole dilaganti nell’inchiostro e nel sangue, incongrue speranze e cieli sotterranei; prima che tutto finisca, e ciò che rimane siano solo barlumi, rifiuti, polvere e ali.
Un film dagli occhi di fiamma, viscerale e intenso, raggrumato dentro l’”estasi selvaggia”, i palpiti e le gocce roventi dei giovani poveri amanti, perfetti nella loro danza e nella loro sinfonia a quattro mani: Ben Whishaw, più trattenuto, trasognato, come pellegrino triste in un mondo e in una stagione che non lo riconosce; e soprattutto Abbie Cornish, fiera signora delle fate, corteccia e tremito insieme, la quale, dopo le incolori prove di Un’ottima annata e Elisabeth - The golden age, si cala perfettamente nella parte, e, qui particolarmente somigliante alla Kidman, è pure più brava. E perfetti sono anche i comprimari, dall’ambiguo e ombroso Paul Schneider alla piccola Edie Martin dalla zazzera rossa e gli occhioni sgranati.
Alla ricerca del sublime (“La Bellezza è Verità, la Verità è Bellezza: è tutto ciò che voi sapete sulla terra, ed è tutto ciò che avete bisogno di sapere”), aggirandosi tra una fotografia nitida e abbagliante dalle suggestioni violette, calando il pennello impressionista di Monet e un lampo di Hopper (!), e avvicinandosi ai picchi di Lezioni di piano, Jane Campion sussurra la poesia alle immagini e dipinge, mostra e canta l’amore, l’amore come una stanza di farfalle.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta