Regia di Jane Campion vedi scheda film
Se, come ha scritto Mario Praz, "l’essenza del romanticismo consiste nell’ineffabile, poiché il romantico esalta l’artista che non dà forma materiale ai suoi sogni e il poeta, statico dinanzi alla pagina eternamente bianca, considera l’espressione concreta come una decadenza, una contaminazione”, parrà, quest’ultimo film della Campion un omaggio assai verboso al poeta il cui corpo malato cercò rimedio nell’”aria buona” di Roma. La tisi stroncò John Keats in breve tempo; breve era stata la sua vita, di poche parole il giovane uomo poco attratto dal troppo parlare. Nel cimitero Protestante di Roma Trelawny seppellì il corpo del poeta non lontano dal loculo dove sono sepolti il cuore di Shelley e le ceneri di Gramsci.
Jane Campion, ‘fulgida stella’, attrae e respinge allo stesso tempo con un film che vorrebbe attingere all'amour fou (La belle dame sans mercy, poema keatsiano immerso in inchiostro beardlsleysiano preraffaellita), ma che raffredda il fuoco dove più divampa. Un colto esercizio di stile sopraffatto da una ‘colonna sonora’ poetica che affida all’epistolario tra John e Fanny il racconto di un amore di breve ma intensa partecipazione, con l’aggravante di elidere la fugace, ma quanto produttiva, in termini di musa ispiratrice, passione del poeta per Isabella Jones.
Heard melodies are sweet, but those unheard
Are sweteer
L’Inudito cede all’'incessante recita del racconto epistolare con un’invasività di andirivieni postali che fanno somigliare il film alla messa in scena di uno spettacolo teatrale in cui gli attori sembrano tableaux vivants in perenne movimento (!)
Gli impareggiabili versi di Endymion sono piegati a esigenze retoriche dalle quale il massimo esempio in terra della melancholy di Burton fu strenuo campione e vittima.
Così che, infine, il racconto di una vie bohèmienne, bollata a lettere di fuoco dal solido poeta del ‘reale’ - il gentleman Swinburne - è totalmente affidato al décor.
Il kitsch 'consapevole' (per dirla con Gillo Dorfles) dei precedenti film della Campion deflagra per eccesso di ornamenti in kitsch al quadrato.
Un film che delude perché chiede all’orpello di farsi poesia e a due interpreti volgari di vestire i fragili panni di una coppia d’amore (Fanny e John) che sfidò il tempo in nome dell’eternità.
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