Regia di Oliver Parker vedi scheda film
VOTO : 5.
Fin troppo facile sparare contro questo film di Oliver Parker, d’altronde anche dotandosi di tanta pazienza, poche aspettative e buon spirito, tante cose risultano comunque indigeste.
E questo vale anche senza considerare la matrice di partenza, ovvero il romanzo culto di Oscar Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”, se poi ci mettessimo anche questo “dettaglio” sarebbe davvero la fine per questo film che facendo l’occhiolino alle generazioni più giovani sceglie strade infelici in grado (credo) di scontentare la maggioranza del pubblico.
Dorian Gray (Ben Barnes) è un giovane ricco e bello alle prese con i primi amori quando conosce Lord Henry Wotton (Colin Firth) che lo porta sulla strada della perdizione fatta di vizi e mal curanza per i sentimenti altrui.
Intanto il suo amico Basil Hallward (Ben Chaplin) lo rappresenta in un ritratto che invecchierà al posto di Dorian permettendogli così di mantenere le sue sembianze da giovane rampollo, ma obbligandolo anche ad eliminare coloro che si frappongono con i loro dubbi sul suo percorso anche quando si tratta delle persone più fidate.
Operazione chiara fin dalla locandina, cioè si cerca di aggiornare un mito, difficile anche da rendere al completo in un film di meno di due ore, ai gusti del pubblico dei teen ager che decreta successi o sconfitte commerciali.
In ogni caso, almeno personalmente, non avrei avuto grossissimi problemi ad accettare licenze anche spinte, il problema qui è che è proprio la struttura del film a risultare terribilmente claudicante.
Se gli esterni all’inizio sono da un lato affascinanti, ma dall’altro fin troppo finti, la vicenda vede sul suo percorso dei veri e propri crateri (penso al ritorno di Dorian a casa che avviene dal nulla, senza introduzioni di sorta), ma anche scelte troppo patinate per convincere.
I luoghi della perdizione sembrano locali di cabaret (altro che decadenza), i momenti topici, nonostante una chiave di lettura più moderna, non raggiungono (se non a livello di sussulto sonoro) livelli di tensione accettabili, rimangono accettabili solo alcuni (brevi) frangenti nei rapporti tra Dorian e le sue mille donne, comunque sempre piuttosto pudici rispetto a quanto poi in realtà accade.
Passando agli attori, Ben Barnes come protagonista è una scelta sbagliata, priva del carisma necessario (anche se non è certo l’anello più debole del film) alla parte , Colin Firth e Ben Chaplin si prestano senza troppi entusiasmi, mentre va meglio per le donne di passaggio (sempre graziosa Rebecca Hall per esempio), ma appunto non hanno il tempo materiale per lasciare tracce determinanti.
Dunque un film sconveniente se paragonato al testo di riferimento, solamente deludente se preso come opera a se stante brava soprattutto a banalizzare per semplificare.
Ed in questo secondo caso si potrebbe tranquillamente dire che una storia con spunti di rilievo è finita schiacciata da una forma troppo commerciale e poco artistica.
VOTO : 5. Regia mediocre che scade in banalizzazioni spesso evitabili e crolla soprattutto quando fa l'occhiolino ai più giovani con idee rischiose che quasi mai pagano.
VOTO : 5. Non ha il carisma che il ruolo assolutamente richiederebbe. Per il resto affonda con tutta l'operazione, non solo per colpa sua.
VOTO : 6. Un pò di mestiere nulla più.
VOTO : 6. Molto graziosa nella sua semplicità, peccato che compaia solo nel finale, ma purtroppo il film questo le chiede.
VOTO : 6+. Come tutte le donne del film compare per pochi minuti, ma non mi è per niente dispiaciuta, infatti mostra temperamento, carattere, passione e l'ingenuità propria del suo personaggio.
VOTO : S.V. Apparizione fugace.
VOTO : 6. Passabile, ed è già qualcosa visto il contesto scialbo.
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