Regia di Dome Karukoski vedi scheda film
Dopo il promettente esordio di Beauty and the bastard, del 2005, torna il finlandese Karukoski con un'altra storia di adolescenza problematica; qui al centro della vicenda c'è il quattordicenne Juhani, un'infanzia costellata di traumi mai del tutto affrontati e quindi men che meno risolti. La permanenza a stretto contatto con individui altrettanto (se non ancor più) problematici, in un contesto alienante (come accadeva in Le mele di Adamo del danese Jensen, 2005), fa di Juhani se non un uomo almeno un ragazzo, tanto da riuscire a scoprire perfino l'amore, nella maniera più normale che ci sia: frequentando una coetanea carina e interessante. Il ragazzo si è emancipato dal fosco passato, è pronto per crescere finalmente in modo sano, socialmente accettabile? Chi può dirlo: ma il film, ad ogni modo, si chiude con una nota di speranza in questa direzione. La sceneggiatura di Marko Leino, da un romanzo di Leena Lander, funziona per oltre un'ora alla perfezione, fra atmosfere cupe, da incubo a occhi aperti, in una gelida e piovosa isola da brivido; poi nel finale la pecca veniale della risoluzione sbrigativa e lievemente telefonata (che però, come detto, comunque non fa che aprire spiragli, suggerisce senza decidere nulla). Nel cast l'unico nome di risonanza internazionale è quello della musa di Aki Kaurismaki, Kati Outinen, relegata in un ruolo laterale e molto poco incisiva; bravi ad ogni modo i giovani protagonisti; musiche un po' troppo enfatiche di Panu Aaltio. 5,5/10.
Juhani ha 14 anni, un'infanzia difficile alle spalle e una famiglia sfasciata. Tanto che entra in una sorta di riformatorio, su un'isola, dove impara ad assecondare l'inflessibile direttore, a farsi apprezzare dai rudi compagni e perfino ad amare una coetanea. Ma un improvviso taglio di fondi rischia di far chiudere l'istituto.
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