Regia di Fruit Chan, Takashi Miike, Chan-wook Park vedi scheda film
Dopo il curioso esperimento compiuto nel 2002 nel riunire tre registi con tre piccoli horror assemblati uno dietro l'altro, con questo secondo accorto tentativo, il cui titolo promette - non a sproposito - altri e ancor più terrificanti sobbalzi, ecco che tre ancor più illustri registi dell'est, tutti o quasi piuttosto a loro agio col genere, si riuniscono facendo un collage interessante riuscito di tre loro mediometraggi, tutti a loro modo piuttosto affascinanti.
Apre il sipario il cineasta forse meno avvezzo all'horror, Fruit Chan da Hong Kong, che con DUMPLINGS si prodiga nel racconto più sadico e choccante: una bellissima donna agiata sulla quarantina contatta una specie di maga, solo apparentemente giovane, che le cucina, in cambio di una lauta ricompensa, ravioli cinesi con un ripieno in grado di debellare l'invecchiamento. Non vi dico qual è l'ingrediente, ma consiglio vivamente agli amanti dei ravioli al vapore orientali di astenersi dal guardarlo, pena il rischio di non poterli più affrontare in futuro. Uomo avvisato...
Dalla Corea del Sud il terribile ma elegantissimo Park Chan-wook ci racconta in CUT una storia di invidia e risentimento che sfocia nella follia più incontenibile: sentumenti che prova una umile sconosciuta comparsa cinematografica nei confronti di un regista bravo, bello e simpatico, oltre che ricco. L'invidioso attirerà la star nella sua villa elegantissima, con la moglie in ostaggio, dita legate al piano e cesoie pronte a tagliare le dita ogni volta che il regista sbaglia risposta. Ironia a fior di pelle, grandi movimenti di macchina da parte di un maestro assoluto della messa in scena e della direzione, in grado di farci apprezzare anche storie per lui un po' di routine.
Il giapponese spesso geniale e quasi sempre folle Takashi Miike in THE BOX ci narra una storia d'amore inespresso da parte di una scrittrice verso il suo editore, simile ad un amore impossibile coltivato in passato da lei bambina nei confronti del suo patrigno, che da sempre la colpevolizza per essere stata causa della morte, invero accidentale, della sorellastra coetanea.
Un Miike raffinato e a suo modo struggente, che ci regala l'episodio meno eclatante, ma il più emozionante e suggestivo, forte di scorci innevati davvero notevoli e di grande presa scenografica.
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