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La carriera di un libertino

Regia di Inger Åby vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La carriera di un libertino

di kotrab
8 stelle

La televisione svedese produce nel 1995 una versione filmica (in studio e spazi aperti) dell'opera lirica La carriera di un libertino (The Rake's Progress) di Igor Fedorovic Stravinsky, affidandola alle mani di Inger Aby (regia e sceneggiatura, quest'ultima con Gunilla Jensen): una regia molto sensibile e curata, che si avvale del contributo prezioso di una ottima fotografia (Gunnar Kallstrom), delle scenografie di John Virke e dei costumi di Ann-Mari Anttila. Una notevole trasposizione (non mi stancherò mai di dire che la televisione italiana degli ultimi decenni avrebbe dovuto [e dovrebbe ancora] prendere l'esempio, l'ispirazione e la passione di molte emittenti estere, lasciando stare però i thrillerazzi tedeschi) una notevole messa in scena, dicevo, di uno dei capolavori stravinskyani, nella fattispecie coronamento del periodo neoclassico, a sua volta ispirato ad una serie di pitture di William Hogarth (1697-1764), appunto The Rake's Progress (1732-35), la cui vicenda fu modificata e rielaborata dal poeta Wystan Hugh Auden, aiutato da Chester Kallman. L'opera è una fusione di Don Giovanni (l'amore libertino, la punizione finale) e Faust (il patto col diavolo) e mette in evidenza il lato moralistico della vicenda, la sincerità dell'amore vero (quello della fedele Anne), l'infelicità del vizio vuoto e fine a se stesso, ma anche il lato grottesco e divertito. Stravinsky crea un'opera sul modello serio settecentesco, con recitativi, arie, ariosi ecc., delimitando attentamente la forma musicale in modo razionale, geometrico, con armonie e melodie classicheggianti ma sempre iniettate del suo stile spigoloso, scoppiettante e del suo ritmo incalzante, con un senso drammatico di prim'ordine ed una orchestrazione raffinata, trasparente. E torna il suo tipico personaggio diabolico, come già l'Histoire du soldat, o anche in senso lato in Petruska o L'uccello di fuoco. La prima avvenne l'11 settembre 1951 a Venezia, teatro La Fenice, perfetto per dimensioni e stile architettonico e decorativo. 8 1/2

Sulla trama

Anne Truelove (B. Hendricks) e Tom Rakewell (G. Fedderly) si amano in un paesaggio bucolico; Nick Shadow (H. Hagegard), uno sconosciuto che dice di essere stato il servo di uno zio di Tom, lo informa della eredità: Tom va in città, ma viene sedotto dal vizio, dalle ricchezze e non ritorna da Anne. Nick ha una forte influenza sul giovane (Nick per gli inglesi è il nome del diavolo) e lo introduce nel bordello di Mamma Goose (oca, [G. Soderstrom] per gli inglesi il nome della sifilide) e poi lo convince a sposare una donna barbuta, Baba la Turca (B. Asawa), con la scusa che la sua infelicità è dovuta alla mancanza di un atto totalmente libero, lontano dal rigore del dovere comune. Anne va alla ricerca di Tom a Londra. Nick chiede il suo compenso di servo, ossia l'anima di Tom: giocando a carte, il ragazzo sconfigge il diavolo ma perde per sempre la ragione; nel manicomio di Bedlam crede di essere Adone in attesa di Venere (Anne, la quale lo assiste fino alla fine); il padre (E. Saedén) della ragazza la porta a casa e Tom/Adone muore d'amore.

Sulla colonna sonora

Stravinsky stupisce ancora il pubblico e la critica con un capolavoro neoclassico di grande modernità interna, delizioso e grottesco, in un periodo di radicali strade musicali neoavanguardistiche e prima di dedicarsi alla sua personale aderenza al metodo dodecafonico: ancora una rielaborazione nuova e "reazionaria" insieme, in una parola "altro" dal resto del mondo. Eccellente il cast vocale del film come pure la direzione di Esa-Pekka Salonen con la Swedish Radio Symphony Orchestra and Radio Choir.

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