Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Non sono affatto d'accordo con coloro i quali ravvisano i "germi della poetica cronenberghiana" in questo "Italian Machine". La carne e i suoi tagli non sono presenti; la pandemia, il contagio sono del tutto assenti; la "fissazione" per la tecnologia è solamente abbozzata; l'esito tragico della vicenda non ha ragione d'esistere e infatti non esiste! (cit. Ghezzi)
Cronenberg, semmai, opta per una visione critica e allo stesso tempo sarcastica dell'Arte, della sua mercificazione e degenerazione. La "macchina italiana", una Ducati 900 supersport, assurge al grado di Essere animato, di Essere vivente per i centauri; allo stesso tempo è, però, oggetto d'Arte per collezionisti "di nuova generazione" alla stregua dell'Uomo-Oggetto Ricardo, il quale alla fine troverà la sua "salvezza" e "tornerà Uomo", come la stessa moto tornerà per le strade e nei luoghi ad essa (e per essa) naturali: la strada appunto.
Opera "maniacale" e lievemente grottesca!
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