Regia di David Cronenberg vedi scheda film
In questo cortometraggio si fa già vivo l’aspetto più spiazzante della visione di Cronenberg: nella breve storia narrata succede sempre, con la massima naturalezza, ciò che meno ci si aspetta. La realtà è docile nei confronti dell’imprevisto, e sottende una logica di gomma che si adegua, senza batter ciglio, a qualunque paradosso. E così essa diventa teatro di un continuo gioco di simulazione, nonché sede (la realtà stessa, non il cinema!) di sperimentazioni pressoché illimitate. L’essere altro rispetto alla propria definizione originaria è qui rappresentato da una motocicletta Ducati, che è solo incidentalmente un mezzo di locomozione, ed invece interpreta, da protagonista, i ruoli di oggetto di desiderio carnale, di droga che dà assuefazione, di suppellettile ornamentale che fa da status symbol, di merce di scambio in un umiliante baratto. La dubbia consistenza della vita umana si specchia in una sorta di grottesco diletto (come in “eXistenZ” o in “Videodrome”), che annulla la distinzione tra persone e cose, reificando le prime, e sostituendole con una versione animata delle seconde.
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