Regia di Frédéric Schoendoerffer vedi scheda film
Il “polar” francese degli anni 2000 schiaccia letteralmente i suoi omologhi americani. Questo film ne è una dimostrazione. Il regista, in un’intervista che ho letto sul sito Allociné.com, dichiara di aver preparato la sceneggiatura leggendo quotidianamente la cronaca nera del quotidiano “Le Parisien” e incontrando di persona soggetti della mala ed ex-agenti polizia che a suo tempo li avevano braccati. Questa affermazione spiega il taglio quasi documentaristico del film. Un film difficile, molto violento e non per tutti i palati. Di fronte alla violenza mostrata, i vari Callaghan e giustizieri della notte diventano cartoni animati. Si può tutt’al più ripensare a John Woo con “Bullet in the head”, a “Scarface” di De Palma o a “L’anno del dragone” di Michael Cimino. Qui, si vola più alto. Per la trama, rinvio alle ottime opioni che mi hanno preceduto. Anzi, mi meraviglio che il sito non abbia ancora scritto alcunché su un’opera soprendente per la sua attualità, per la messa in scena e per il lavoro degli interpreti. Su tutti, Benoît Magimel (attore rivelatomi grazie a tre film di Claude Chabrol e, soprattutto per la sua meravigliosa interpretazione in « La pianiste » di Michael Haneke, insieme a Isabelle Huppert). Qui, cambia look rispetto al passato, lavora per mesi sul personaggio (sempre fonte Allociné.com), si trasforma e, in certi momenti, sembra di vedere Sean Penn nelle sue migliori prestazioni. Recitazione straordinaria anche per Philippe Caubère, attore di teatro, ma classico volto che « buca lo schermo ». La parte in cui, dal carcere, tenta di tenere il filo della situazione è forse una delle migliori del film.
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