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Truands

Regia di Frédéric Schoendoerffer vedi scheda film

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La recensione su Truands

di joseba
8 stelle

Parigi, il microcosmo della criminalità contemporanea. Franck (Magimel) e Jean-Guy (Marchal) sono due battitori liberi: lavorano con tutti, ma non si legano a nessuno. Claude Corti (Caubère) è il maturo e feroce capo della banda dominante. Hicham (Nebbou) e Larbi (Sisley) sono "les cousins", due giovani gangster arabi in ascesa che insidiano gli affari di Corti. Terzo lungometraggio di Frédéric Schoendoerffer, "Truands" è semplicemente il più bel polar francese degli ultimi dieci anni insieme a "36, Quai des Orfèvres" (2004) di Olivier Marchal, qui attore nel roccioso ruolo di Jean-Guy, il socio del giovane e scaltro Franck (Benoît Magimel in un'interpretazione monumentale). Un'immersione di impressionante esattezza nella lotta per il controllo del milieu parigino: ecco che cos'è Truands, un polar brutale e polifonico innervato dalla ferocia sanguinaria del capobanda Claude Corti, interpretato con aderenza pornografica da Philippe Caubère. La radiografia del grande banditismo contemporaneo tracciata da Schoendoerffer (anche sceneggiatore insieme a Yann Brion) è di inaudita precisione: rapine, traffici di droga, esecuzioni, estorsioni e soprattutto tradimenti si susseguono con ritmo incalzante, solo episodicamente interrotti da parentesi in cui i truand si accordano, parlamentano o si concedono pause di piacere. Abolito ogni sentimentalismo: l'amicizia non è materia di discussione ma di azione, l'amore una questione privata da assaporare nell'intimità delle proprie stanze. Fuori è la guerra, il tutti contro tutti. Se l'azione è senza dubbio il fulcro del film (palesemente debitore all'estetica del Mann di "Hea"t, più volte evocato nel corso della pellicola), Truands non trascura affatto le psicologie: la tirannica irruenza di Corti tiene banco, ma gli altri caratteri si stagliano chiaramente sulla tela morale del film. La felina scaltrezza di Franck e la laconica lucidità di Jean-Guy disegnano un rapporto di profonda e sfaccettata complicità, così come un saldo affetto non privo di divergenze lega "les cousins" (Hicham e Larbi), i due intraprendenti criminali che vogliono fare le scarpe al vecchio Corti. Non un solo personaggio è fuori parte: tutti gli interpreti hanno la perfetta "gueule de l'emploi" (sublime André Peron nel ruolo del fido Ramun e incredibilmente irritante Ludovic Schoendoerffer, fratello del regista, in quello di Ricky, il braccio destro di Corti). Ma è Béatrice Dalle, la donna del navigato gangster, a svettare su tutti: condivide col suo uomo i piaceri della carne e le sofferenze dello spirito. E quando il suo Claude finisce in carcere non si perde d'animo, restandogli vicina e adoperandosi affinché il suo ritorno in libertà non gli sia fatale. Girato con scattante famelicità (camera sempre in movimento concentrata su gesti, espressioni e dettagli), incapsulato in una fotografia metallica (Jean-Pierre Sauvaire) e avvolto da una composizione musicale di vibrante intensità (Bruno Coulais), "Truands" è un trattato di micidiale eleganza sulla filosofia del tradimento. Sui titoli di coda, colpo di grazia finale, Marianne Faithfull sibila dolcemente "A Lean and Hungry Look".

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