Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Con il monumentale Gran Torino (2008), Clint Eastwood gira la summa di tutto il suo cinema e l'essenza del suo pensiero artistico ed ideologico politico, con un racconto che indaga in profondità su cos'è l'america al giorno d'oggi e tramite il suo personaggio di Walt Kowalski, il quale è un ex-reduce della guerra di Corea di origine polacca, quindi sin da subito il tema dell'integrazione diventa elemento cardine del film. Il vecchio Kowalski vive in un quartiere alla periferia di Detroit, il quale oramai è preda della criminalità di varie bande asiatiche e l'anziano protagonista si può dire che sia l'ultimo degli americani (con tando di bandiera), che resiste in mezzo ad un simile degrado, essendo circondato intorno da case gi persone di etnia Hmong.
Kowalski vedovo dopo 50 anni anni di matrimonio, ha un rapporto inesistente con la famiglia (vista come in tutti i film del regista come un agglomerato di avidità e menefreghismo), un rapporto di insofferenza con padre Janovich (che vorrebbe confessare il protagonista per via del desiderio della moglie defunta) ed è colmo di razzismo verso i suoi vicini asiatici e le persone di colore, che considera un sintomo della decedenza dell'america odierna, rispetto all'età dell'oro degli anni 50'.
Kowalski quindi è un personaggio che vive di molte contraddizioni sin da subito; si considera americanissimo fino al midollo, ma odia i vicini stranieri quando è lui in primis ad essere di origini polacche (un discorso che in realtà andrebbe esteso a tutti gli USA, gli americani puri sono pochissimi). Kowalski riflette molto il personaggio di Clint Eastwood; fiero Repubblicano, sostenitore delle armi, dei simboli a cui attaccarsi (La Ford Gran Torino del 1972, che l'uomo ex-operaio di fabbrica ha costurito con le sue mani)una forte avversione verso le minoranze, un rapporto di sufficienza verso la chiesa cattolica, un forte rabbia verso la vita e dei rapporti inesistente verso la sua famiglia di sangue che vede come un coarcevo di negatività (tra figli e nipoti non ne salva neanche uno); eppure ha un forte rimorso verso un passato oscuro e tetro che lo tormenta e lo sta uccedendo a poco a poco sottoforma di tumore ai polmoni.
Kowalski è un uomo che consoce molto di più la morte che la vita, avendo partecipato alla guerra di Corea e ucciso un sacco di asiatici in quel conflitto così sanguinoso ma spesso dimenticato nella storiografia, oscurato dalla precedente Seconda Guerra Mondiale e dal ben più noto ed umiliante Vietnam.
La recitazione di Clint Eastwood ha sempre avuto al suo interno una forte carica rabbiosa quando và in scena, come se dovesse dovesse sempre spaccare tutto e tutti. Quando parla con gli altri alla meglio risulta essere irriverente, in altri casi apertamente offensivo e razzista come nel suo rapporto con il barbiere italo-americano Martin, verso il quale gli insulti e gli stereotipi si sprecano eppure Kowalski tramite l'offesa riesce a costruire dei ponti di amicizia che riescono ad unirlo con gli altri.
La macchina da presa rispetta il mito e lo tratta con i dovuti riguardi, regia traccia il primo ponte di unione tra Thao (giovane ragazzo Hmong vessato da quelli della sua razza, che vogliono farlo entrare nella loro banda) e Kowalski, tramite un movimento di macchina che con un dolly inquadra continuamente il terreno sino a soffermarsi sui piedi dell'uomo per poi alzare l'obiettivo e riprendere con tutta la sua carica mitologica Clint Eastwood con un fucile in mano.
L'america rappresentata in Gran Torino è divisa per etnie dove ognuno è chiuso in sè stesso, senza pensare minimamente di aprirsi verso il prossimo. L'oscurità e la soltudine sempre più nera (magnifica la fotografia con quei neri così profondi, tetri eppure lirici nella loro oscurità di Tom Stern) lo stanno uccidendo e l'uomo trova in Thao poco a poco un erede con cui instaurare un rapporto, anche se è un estraneo.
Kowalski è l'america deli anni 50', quella del sogno, della morale, dei valori e del maschio bianco eterosessuale in cima alla piramide sociale; Thao invece è il nuovo, uno straniero che cerca di trovare un posto nel mondo in questa america divisa per razze dove ognuno si aggrega in base all'etnia se non per "clan" familiari, il quale però come sarà costretto ad ammettere Kowalski, ha molto più cose in comune con lui che con la sua famiglia depravata.
Kowalski a suon di insulti razziali, offese e stereotipi riesce a fare di Thao un ragazzo ed un futuro uomo retto ed onesto, tramite questo percorso l'uomo si aprirà verso il prossimo, facendo proprie alcuni elementi della cultura altrui, facendo si che da questa fusione nasca il proseguimento di ciò che ha fondato gli Stati Uniti come paese che mescola popoli e razze di tutto il mondo, che facendo dei loro valori nazionali una sintesi, dovrebbero garantire la sopravvivenza ed un futuro all'america.
Kowalski dopo un lungo e difficile avvicinamento quotidiano verso Thao (quest'ultimo poco a poco msotrerà sempre più carattere e forza d'animo, rispondendo al vecchio), arriverà ad aprirsi verso il ragazzo a confessare i rimorsi di un passato oscuro, di cui non ha fatto cenno neanche alla sua famiglia, poichè riconosce in uno "straniero" un confidente oramai totalmente in sintonia con i suoi valori; un erede spirituale a cui affidare il suo lascito spirituale (ed un insegnamento morale a noi spettatori, che soprende alla luce di cos'era e com'era considerato Clint Eastwood sino a pochi anni prima) e materiale tramite la sua Ford Gran Torino, che Thao guiderà per il lungo mare con sguardo sicuro verso il futuro; l'america fondata sul sangue se prima calvalcava per le praterie con in sella un John Wayne, oggi capito che la violenza genera solo altra violenza in un circolo vizioso infinito (smontando quindi tutto ciò in cui l' Eastwood attore s'era fatto portatore sino a quel momento), può riconoscere in uno straniero di un'etnia differente, un erede spirituale dei vecchi valori che incontrano quelli nuovi, che in futuro saranno tramandati alle nuove generazioni.
Gran Torino quindi è un film monumentale ed il testamento artistico-spirituale di Clint Eastwood, il quale è arrivato a concludere un lunghissimo percorso non solo come artista, ma anche come uomo (rispetto a Callaghan, come pensiero il regista ha fatto un balzo in avanti straordinario). Una personalità di destra ha girato un film fortemente critico verso un'america razzista e che vorrebbe chiudersi in sè stessa nei propri standard, per invitarla ad aprirsi e a relazionarsi con lo straniero per superare le reciproche diffidenze culturali e sociali, in modo da favorire una piena ed effettiva integrazione sociale.
Un personaggio come Walt Kowalski è uno dei più belli della storia del cinema e Gran Torino è il miglior film americano dal 2000 ad oggi, nonchè uno dei capolavori chiave del nuovo millennio e accostabile senza alcun timore reverenziale ai classici senza tempo della storia del cinema.
Accusato da alcuni critici submani di razzismo negli USA, l'accoglienza critica europea è stata monumentale, tributando valutazioni altissime a questa pellicola, con tanto di 5 stelle del Morandini e di ben 4 stelle del Mereghetti. Purtroppo nessuna nomiantion agli oscar, dove avrebbe stravinto se il mondo fosse stato giusto, ma nonsotante questo, il film costato 30 milioni, ha incassato in tutto il mondo 270, dimostrando per una volta l'intelligenza del pubblico, che si spera possa trarre un insegnamento morale da questa opera d'arte.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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