Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Clint riempie la scena per tutta la durata del film, personaggio e interprete gigantesco, rinnova i fasti di un genere epico/tragico in cui l’eroe, solitario, attraversa lo spazio scenico dominandolo e plasmandolo a sua misura.
Walt Kowalski (citazione da Brando del Tram che si chiama Desiderio) prende le distanze da tutti (“non chiamarmi Walt, io sono il signor Kowalski”), vive da vecchio misantropo reduce dagli incubi della guerra in Corea, di cui conserva cimeli e angosce non rimosse, dove “ti danno una medaglia per aver ucciso un uomo” e la cosa peggiore che fai “non è quella che ti hanno ordinato di fare”.
Emblematico quel gesto, ripetuto, di sparare solo con la mano.
Walt guarda con odio i vicini vietnamiti (“musi gialli”), membri di un’etnia Hmong trascinata lì dalla guerra del Vietnam in cui erano stati alleati degli americani, osserva con malcelato fastidio i nipoti deficienti con piercing, i figli, grossi e ottusi borghesi, il pretino infervorato che vorrebbe ricondurlo all’ovile e che sopporta solo per il ricordo dell’adorata Dorothy (il suo funerale apre il film sommessamente).
Kowalski fuma una sigaretta dopo l’altra, sputa sangue, beve birra e ama solo due cose: la vecchia cagna e la sua Gran Torino del ‘72, lucida come appena uscita dal concessionario, unici affetti buoni a scalfire con un ricordo di sorriso quella faccia rugosa, dura come una pietra. Eppure siamo tutti subito dalla sua parte, le battutacce al vetriolo vorremmo essere capaci di dirle noi e sorridiamo, tifiamo per lui e alla fine scopriamo perché.
Walt è un uomo a tutto tondo, uno che ha vissuto ed è arrivato al capolinea del suo lungo viaggio al termine della notte. Qui troverà ancora ad aspettarlo quella necessità che costringe ogni uomo vero a misurarsi con sé stesso.
Ammetterà, brontolando, di somigliare più ai vicini asiatici che ai suoi figli, la piccola Hmong continuerà a chiamarlo allegramente Wally e a fargli cuocere bistecche sul suo barbecue (“bistecche di cane!” ringhia Walt e gli occhi gli brillano), e Thao, il timido e irresoluto, sarà preso sotto la sua ala protettrice di vecchio cane ringhioso.
Contro il mondo, là, per le strade di una specie di Bronx, dove rischi la pelle ogni volta che passi. Il senso di tutta la sua vita convergerà nella scena finale, di lirismo estremo, per sciogliersi poi nella visione di una distesa d’acqua (un lago, il mare?) inaspettata, dopo tanto claustrofobico sviluppo in brevi spazi interni o in esterni fortemente chiaroscurati. Poca luce nei film di Clint, ma quando arriva fa chiudere gli occhi dallo splendore.
E mentre scorrono i titoli di coda sulle note di una magnifica canzone, passano rare automobili su quel lungolago/mare che la macchina riprende dall’alto, e magari prima o poi passerà anche la Gran Torino, sempre fiammante, guidata da Thao.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
hai notato anche tu, panflì? chissà perchè? sarò proprio Clint, è vero.E lascia perdere le belle opinioni yumesche che tocchi un tasto doloroso :)))
o, je me souviens, peut etre le parfum de mon petit jardin... bien sur...
Ho (ri)visto il film ieri sera...GRANDE!! Bella anche la tua recensione ...con un piccolo appunto: Tu dici: """magari prima o poi passerà anche la Gran Torino, sempre fiammante, guidata da Thao"""" Ma il film si chiude PROPRIO con la Gran Torino guidata da Tao che costeggia maestosa il lungo -mare/lago che sia...!!!!
KOWALSKI....nome molto comune tra i polacchi...d'America...Così si chiama il gigante ingaggiato dal maggiore Reisman ne "La sporca dozzina"....
Grazie curio, lo so che passerà proprio lei, fiammante come sempre, dirlo come l'ho detto é stato solo un accorgimento retorico, siamo pur sempre nipotini di Cicerone, no? Ti rispondo con non voluto ritardo e scelgo questa opinione per ricordare Panflo.E' morto il giorno della mia partenza, difficile collegarmi li dov'ero. Sto per ripartire dallo stesso posto, voglio lasciare un segno da qui, oggi posso farlo, migliaia di km e 15 giorni hanno attutito una reazione che paragono ad un pugno nello stomaco quel giorno sul treno, mentre svolazzavo col mio iPad e lessi la notizia data dal figlio. I vicini di posto si saranno chiesti perché ho cominciato di colpo a lagrimare sotto gLi occhialoni. Oggi resta un ricordo dolce e triste di un amico buono e gentile che mi scriveva qui quello che tutti possono leggere.Ciao Panflo, volevo farti una play al ritorno, ma credo basti questo, se mai vai all'ultima che ti dedicai, quel giorno che eri triste, quella con l'haiku di Basho, e coglilo al volo, é leggero come te, ora, piccolo usignolo.
Commenta