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Gran Torino

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gran Torino

di maurri 63
2 stelle

No, Clint! Proprio tu, no! Un film così brutto non ce lo aspettavamo! Walt Kovalsky (un polacco, giusto per fare il verso ai polacchi e simili - vedasi anche il Radinsky protagonista di The Wrestler - perchè oggi ad Hollywood parlare di minoranze è politicamente corretto), scadente padre di famiglia appena vedovo (ma in tutti i tuoi film, caro Eastwood, le donne ti fanno allergia?), cova pensieri profondamente razzisti verso le minoranze (!) che ormai proliferano nel suo quartiere. A dir la verità, questo quartiere è praticamente deserto: Clint-Kovalsky cammina spavaldo ed ansimante (eppure conosco vecchi meno in gamba che non affannano...boh!) senza incontrare praticamente anima viva, anzi si taglia i capelli dal barbiere che, sembra, abbia solo lui come cliente, incrocia una gang di tre (!) ragazzoni neri a cui mette paura mostrando un "ferro" arruginito (!) per difendere una cinesina accompagnata da un irlandese (hai capito, lo schizzinoso...polacco) senza che passi qualcun altro da quelle parti.- nel resto del film non vedremo più l'irlandese "presunto fidanzato" della ragazza cinese: grave errore di regia.- La cosa curiosa è che gli attori sono mal diretti (come se Eastwood non fosse convinto del soggetto: ciò traspare abbondantemente dalla necessità di utilizzare gli interni come punto di incontro: in chiesa, a casa sua, dai vicini, dove è semplice evitare di far parlare i personaggi), il montaggio approssimativo, ed i buchi di sceneggiatura evidenti. Ma torniamo al film. L'ottuagenario ex combattente coreano, medagliato eroicamente, rifiuta il dialogo con i cinesi (Hamong, come ribadisce la ragazza che lo toglierà dal torpore), non ha dialogo con i figli (qui verrebbe da chiedersi perchè poi, ma Eastwood rifiuta spiegazioni, e nel corso del film, inspiegabilmente, il secondogenito sparisce dopo esserci stato presentato, mentre l'altro si farà vivo solo per chiedergli i biglietti per una partita o per proporgli di andare in una casa di riposo(vabbè, si vede che non ci crede nemmeno lil nostro regista, a questo - infatti, stacca la scena quando mette alla porta il figlio e la nuora- . Ma la sceneggiatura è quella che è: mica c'è sempre un Paul Haggis dietro una storia!), vive al bar con gli amici bevendo, glorifica il suo passato come meccanico alla ford (hai visto mai?). Ecco allora, catapultarsi nella sua vita il giovane Tao (nel pessimo doppiaggio italiano definito "Tardo", perchè così Kovalskyy scherza sul suo nome) sotto forma di un ladruncolo per dimostrare agli amici (cinesi malviventi: oh, ce ne fosse uno che lavora. Secondo Eastwood, in America il lavoro è estinto) di essere loro pari. Ma, udite, udite, il povero Tao voleva rubare la Gran Torino del titolo, l'unica cosa, assieme alle birre, cui Kovalsky tiene più della sua vita. E qui, la famiglia del giovane, per scusarsi dell'accaduto, spedisce Tao dall'eroe di Corea perchè, aiutandolo nei lavori domestici, egli possa redimersi (?). La famiglia: una giovane ragazza cinese, prossima ad aprirgli gli occhi (una nuova Maggie Fitzgerald, da Million Dollar Baby? No, però...), la madre che non parla americano ed una nonna che lo detesta in mandarino (?). Parallelamente, il sacerdote che ha celebrato il rito funebre della moglie, va a trovare Walt Kovalsky per sapere come sta.( imbambolato: il primo dialogo con Clint sarà ricordato come il più brutto della storia del cinema  - "Sono qui perchè sua moglie mi ha fatto promettere di frala confessare..." -  Ma come, un prete?...bah. Sarà scappato dal seminario) Di rifiuto in rifiuto, fino alla finta confessione finale, scopriremo che questo prete non ha molto da fare: come ben tutti sanno, infatti, i sacerdoti stazionano nelle case delle persone, anzichè badare alla parrocchia...! A ben pensarci, anche in Million Dollar Baby, però, Clint (ma allora si chiamava Frankie Dunn..) andava continuamente in chiesa (ma questo, penso, sia decisamente più credibile, o no?) per confessarsi - una parodia involontaria?-  Però, 'sto prete lo tormenta: perfino al bar, dove, come noto, gli uomini di chiesa vanno per un ultimo bicchiere. E poi, quale luogo migliore per parlare di vita e morte, e scoprire che il giovane sacerdote sa meno di Walt su entrambe (nella sconcertante ammissione finale al termine di un bicchierino...). Però, tra una cosa e l'altra, comincia a funzionare il rapporto tra Kovalsky e Tao, come accadeva in Will Hunting (e perfino in Karate Kid...però, vecchio Callaghan, un'idea personale, almeno per quelli che pagano il biglietto, e dai!). Intanto, gli amici di Tao sono scomparsi (il quartiere è enorme...). Salvo ripresentarsi per bruciare una sigaretta sulla faccia del giovane quando questi rientra dal lavoro dopo che l'amico polacco-americano l'ha raccomandato come operaio edile (vuoi vedere che anche negli Usa per un posto da manovale serve una "segnalazione"? Ah, sì, anche il boss edile è una minoranza: ireland....) Intanto, Walt sta poco bene : va dal medico che, guarda caso, è una dottoressa cinese (....che, ovviamente, recita malissimo: guardare come tiene in mano la cartella clinica e i termini - anche nell'edizione originale - medici sillabati male). E che, pure qui, si dice l'amico, sono scomparsi i medici veri...? Presumendo di essere in un film d'autore, Clint non usa le musiche fino all'orribile finale (e peraltro, a conferma di una svagata voglia direttiva, non le firma personalmente ma le delega al figlio per intero, stavolta. E sono proprio brutte, disarmoniche e rozze). E qui, mi spiace per chi mi leggerà, sono costretto a parlarne. La signorina cinese artefice del nuovo sorriso del buon vecchio regista, insieme all'amico Tao, gioca un ruolo incomprensibile. Poichè Clint ricorda d'un tratto che lui è Callaghan, assale, per ritorsione, un teppista di quelli che hanno lasciato un segno sulla faccia di Tao. Ma gli amici di costui (hai visto che Gomorra ha fatto proseliti?) ovviamente se la prendono con la ragazza (ma i cinesi allora onore non ne hanno proprio? Nessuno sembra conoscere la Yakuza). E qui, Tao e Clint covano vendetta. Meno male che, dopo aver chiuso il cinesino per evitare guai, Walt Kovalsky si reca dalla gang (che vive in una bella villetta tutti insieme...e come, no), finge di sparare e si lascia uccidere. Si ricicla la ripresa con il carrello a rientrare come in Million Dollar Baby (lo stesso pre-finale senza la voce di Freeman, però), mentre l'inquadratura rimanda al Sean Penn trattenuto dalla polizia in Mystic River. Il finale? La Gran Torino (mamma, com'è forzata, mi dicevano al cinema amici e spettatori comuni, 'sta cosa) finisce al buon Tao, mica ai figli o alla nipote (che sbuffa, quando si tratta del nonno: possibile?, direte voi. E certo, se ti dirige così Lui...). Perchè questi, non meritano nulla. Neppure la casa che va alla chiesa (sennò perchè il prete andava e veniva?). Ma un padre che non si sente mai responsabile dell'educazione dei figli è da assolvere? E' vero che anche in Million Dollar Baby Frankie aveva problemi con la figlia (fateci caso: nei film americani, siano Autumn in New York o The Wrestler, è fondamentale avere problemi con i figli. Meno male. In Italia, tranne commedie giovanili ce ne siamo dimenticati. O forse, non li abbiamo mai considerati. Vero, Nanni?). Certo, alla fine, il pubblico è un pò soddisfatto dello sdolcinato finale.Al termine della proiezione, però molti erano gli scontenti. Ma perchè? La confezione è anonima, i colori pasticciati, gli abiti poco pertinenti (e poi chi stira, lava, cuce dal vedovo, prima che i cinesi accolgano Kovalsky come "uno di loro"?), continue riprese con la steadycam per riempire gli spazi vuoti tra un tragitto e l'altro, mai una sequenza continua. Il pietismo finale irride lo spettatore più smaliziato, priva il film di una vera catarsi, distorce il messaggio d'integrazione, satura con i premi i buoni ed i cattivi. Ma soprattutto svela la presunzione di girare un film ripetitivo, senza idee, che vaga nel vuoto, che non aggiunge nulla alla filmografia del regista. Un film mai in grado di appassionare, discontinuo, che già in partenza presenta un argomento (purtroppo) da noi poco sentito. E che finisce per essere l'ennesimo luogo comune sugli Stati Uniti. E dire che Nonno Clint ci aveva dato ben altro. Bah! Chi ha parlato di capolavoro, si vergogni!    

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