Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
E' un film dove il regista ci accompagna nella sua personale visione del mondo che lo circonda in modo quasi autobiografico, in particolare nel trattare le ingiustizie e i pregiudizi che caratterizzano una società multirazziale e il rapporto con la religione. Una riflessione sul modo in cui un uomo anziano può ancora dare un contributo importante alla società, accantonando quei pregiudizi che per gran parte della propria vita lo hanno accompagnato; pregiudizi che riesce a superare riscoprendo nella solitudine i valori più importanti che sente il bisogno di trasmettere alle ultime persone che gli sono rimaste vicine, non importa di che razza o estrazione sociale. Anche la religione, per tanto tempo rifiutata, riacquista un significato per un uomo che ritiene di essersi macchiato di colpe gravi ma che scopre quasi con sorpresa di aver vissuto in modo molto più onesto e corretto di tanti altri. E nonostante la drammaticità del tema trattato, il film è gradevole, grazie all'alternanza tra umorismo e tensione di diverse situazioni. Una grande interpretazione di Clint Eastwood, quasi un testamento spirituale. Se proprio si vuol trovare qualche incongruenza, si nota forse un'eccessiva presunzione nel modo in cui il protagonista riesce a prevedere come si svilupperà la vicenda conclusiva e l'eccessiva spregiudicatezza delle bande criminali. Ma per il resto, un vero capolavoro.
VOTO COMPLESSIVO: 9/10
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