Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Che film. Eastwood, con un personaggio che gli sta addosso davvero a pennello, torna ai massimi livelli dopo la sfortunata parentesi di Changeling. E' la storia di un reduce mai emancipatosi dagli incubi che lo hanno tormentato in guerra, forte di carattere, ma in realtà debole con sè stesso; lo sguardo immobile, pronto a giudicare tutto e tutti, il fare risoluto e la personalissima filosofia 'egosufficiente' sono assolutamente impagabili: Eastwood è Eastwood, qui al 100%, con enorme soddisfazione per il suo pubblico. E' altrettanto un sottile attacco ad un'America violenta e razzista, che non calca la mano sul tema, ma vuol farci ben intendere che nel 2008 i buoni sentimenti - e questo vale non solo per gli Usa - sono scomparsi da un pezzo. E infatti Kowalski, buono-cattivo che si 'redime' confessandosi prima di andare ad uccidere o farsi uccidere (tornando alle atmosfere western che Eastwood visse da protagonista quattro decenni prima), non fa una bella fine. Gustosissimo, da vedere tutto d'un fiato.
Kowalski, reduce della guerra di Corea, è da poco vedovo, i figli vivono lontano e i vicini spopolano il quartere per fare posto ai cinesi. Proprio un ragazzino cinese diventa il suo 'protetto', sia pure il vecchio simpatizzi a fatica con una cultura così lontana dalla sua. Kowalski decide perciò di difendere il giovane da una gang che vuole assoldarlo come teppistello.
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