Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Una nuova lezione di vita da parte di quello che a questo punto si potrebbe anche considerare il maggiore cineasta statiunitense del decennio, sicuramente quello più costante sia nella qualità delle sue opere sia nella rilevanza etica. Film morale come pochi altri, realista nell'ambientazione ma simbolista negli sviluppi, tratta ancora una volta della coscienza di un'intera nazione utilizzando la sineddoche del vecchio reazionario (o presunto tale) con crimini di guerra alle spalle e la necessità di redimersi in maniera ben più autentica che raccattando un'indulgenza da uno zelante pretazzo che ancora non sa niente della vita e della morte. Tematiche di stampo cristiano, care ai grandi cine-narratori di parabole americane antiche e moderne, da Ford a Scorsese. E' in fondo, Gran Torino, un western. Come gli Spietati. Ma c'è una differenza fondamentale che allontana quest'opera dalla tipica vicenda di espiazione delle proprie colpe, che ha costituito nel corso dei decenni la spina dorsale del cinema morale a stelle e strisce. Solitamente, la redenzione si risolve con la crudeltà di una vendetta oppure con un'autodistruzione che vale a salvare unicamente la propria anima, ossia se stessi. Quella di Kowalski, invece, non è solamente una questione personale. E' un vero e proprio sacrificio, con cui il vecchio reduce salva un giovane "muso giallo" in procinto di perdere definitivamente la propria innocenza ed entrare in quell'abisso di violenza che pare prospettarsi come unico sbocco che i Paesi civilizzati offrono ai loro "ospiti". Sottraendo il giovane Tao da quello che sembrava un destino segnato e ricorrendo saggiamente agli strumenti della legge anzichè (come sembrava, ad un certo punto del film) a quelli del far-west, Kowalski compie un duplice atto di eroismo: il primo verso il futuro di un amico, di un'etnia, di una nazione intera; il secondo verso il passato, chiudendo i conti con una Storia fatta di pallottole e sangue, dove la vendetta, ossia restituire pane al pane secondo il barbaro Codice di Hammurabi, si presentava cone l'unica resa dei conti possibile, in un deserto di leggi e di civiltà. Compiendo questo gesto altruista a favore di chi aveva sempre forzatamente ritenuto un nemico e pagando per massacri a cui fu costretto a prender parte, Kowalski si qualifica come vero e proprio eroe.
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