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Il dubbio

Regia di John Patrick Shanley vedi scheda film

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La recensione su Il dubbio

di michemar
8 stelle

Il pomo della discordia è solo un pretesto. il film punta dritto verso lo scontro tra due mentalità molto distanti tra loro, quella del prete e quella della suora, l’una progressista specchio dell’eredità di Kennedy e del nuovo rappresentato dal Papa sul trono di Roma, l’altra conservatrice e torva come lo sguardo del “lupo” Aloysius.

Diciamoci la verità: chi credeva all’uscita nella riuscita di questo film, di questo anonimo regista, John Patrick Shanley, alla sua seconda regia dopo una commediola americana (Joe contro il vulcano, con Tom Hanks e Meg Ryan) e più noto come sceneggiatore (Stregata dalla luna, su tutto)? E invece ecco il miracolo. Sia ben chiaro: nessuna prodezza registica, nessuna invenzione mirabolante, ma una sana classica catechistica regia basata sua una (sua, ovviamente, e per giunta derivata da una sua piéce teatrale, di cui ne risente gli influssi) sceneggiatura, robusta e inattaccabile. Dentro questa fortezza invece – e qui il grande pregio del film - un senso indefinito di incertezze, di dubbi, di errori di valutazioni, in cui si alimenta il dramma e ne diventa padrone assoluto della scena. E se il protagonista assoluto è questo, il film aveva bisogno di alcuni leoni della recitazione, altrimenti sarebbe diventato un copione ottimo senza anima, una bella storia ma senza mordente. E i morsi, di fauci affamate, John Patrick Shanley li ha trovati in due animali feroci, in due artisti che hanno saputo avere quella fame necessaria e indispensabile per trasformare un bella e interessante storia in un piccolo capolavoro.

 

 

Nell’unico film che può vantare una coppia titolare come Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman succede quindi il miracolo e i due si azzannano nelle varie sequenze come in una giungla, davanti agli occhi spauriti e innocenti della ancor giovane e di belle speranze Amy Adams: un agnello sacrificale tra due belve di bravura.

 

 

Il pomo della discordia è solo un pretesto. Le attenzioni (di quale natura?) di padre Brendan Flynn verso il più sfigato della classe, un adolescente nero, il più bersagliato della classe, quello che oggi chiameremmo l’oggetto del bullismo, sono di natura pedofila o più meritoriamente di carità cristiana e di bonus pater familias? Ma attenzione: siamo ancora nel 1964, l’anno seguente all’uccisione di JFK e l’America è ancora sotto shock, siamo ancora all’inizio della Nuova Chiesa Cattolica prevista dal Concilio di Papa Giovanni XXIII, e lo scandalo dei preti pedofili è ancora lontano a venire, ed invece nel convento Sorella Aloysius Beauvier è ancora ferma alla Chiesa austera e classica che conserva sul muro delle aule la fotografia di Pio XII, il vetro del cui quadro serve per fare giustizia quando l’insegnante è di spalle. Il nocciolo non è se il Padre è colpevole o meno, il film punta dritto verso lo scontro tra due mentalità molto distanti tra loro, quella del prete e quella della suora, l’una progressista specchio dell’eredità di Kennedy e del nuovo rappresentato dal Papa sul trono di Roma (predicata ogni domenica sull’altare nell’omelia), l’altra conservatrice e torva come lo sguardo del “lupo” Aloysius. Il campo di battaglia è la scuola e l’anima della dolce Sorella James e le vittime saranno tantissime: gli alunni, la carriera del prete, le incertezze mai risolte della giovane suora, ma soprattutto l’adolescenza interrotta del piccolo Donald Miller e la sua scoraggiata madre.

 

 

Il regista non fornirà risposte e si limiterà a mostrare, tramite gli avvenimenti, la situazione e spetterà a noi capire se sono più i dubbi che abbiamo o piuttosto gli errori che commettiamo nel valutare le circostanze.

 

Se la regia senza sbilanciarsi si comporta in maniera ineccepibile senza sbavature, la recitazione è abbagliante. I due leoni succitati sono uno spettacolo a sé, ogni sequenza è da scuola di cinema, ogni particolare (questo sì, merito del regista) non è trascurato ma mostrato perché importante. Le unghie del parroco, gli armadietti degli studenti, le posate delle suore e soprattutto gli sguardi famelici di Meryl Streep, quelli pazienti di Philip Seymour Hoffman e quelli dolci di Amy Adams.

Ma il dubbio ci resterà per sempre.

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