Regia di John Patrick Shanley vedi scheda film
Il dubbio non viene sciolto neppure alla fine. Tutto suona un po' come un esercizio di maniera, ben fatto, ben recitato (Viola Davis bravissima) ma un po' sopra le righe, palese l'origine teatrale della sceneggiatura. Gli elementi reiterati continuamente e sui quali si basa principalmente il livello simbolico del film sono il vento (entra dalle finestre, sbatacchia i gonnelloni, sconvolge le foglie, segue i protagonisti, torna e ritorna nei dialoghi) e la luce. Una continua contrapposizione tra luce naturale e luce artificiale tra tapparelle che vengono aperte e repentinamente chiuse, lampi che tentano invano di squarciare i bui interni, lampadine che si rompono a ripetizione e che vengono sostituite, profusione di lampade da tavolo e pavimenti lucidi come specchi che riflettono oggetti e luce... ma tutto resta nella penombra, niente è mai pienamente illuminato.
Di 'illuminazioni' non se ne ottengono neppure dai continui dialoghi e fiumi di parole (un dialogo continuo, senza sosta dovuto, di nuovo, all'origine teatrale del testo) continuamente tese a sciogliere, appunto, il dubbio.
Il dubbio resta. Il tema della pedofilia resta quasi nello sfondo, sembra essere solo un pretesto come un altro.
Mi viene in mente un film (tratto da un romanzo magistrale: 'the turn of the screw' di Henry James) che tratta lo stesso tema (non la pedofilia ma il dubbio): Suspense, the innocents (storia di fantasmi? Di follia?). Sarà per il fascino del bianco e nero e/o per la sceneggiatura di Capote e per la strepitosa Kerr ma siamo su altri livelli: //www.filmtv.it/film/13722/suspense/
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