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Il dubbio

Regia di John Patrick Shanley vedi scheda film

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La recensione su Il dubbio

di mc 5
10 stelle

Questo film dovrebbe innanzitutto vederlo chi sta decidendo se intraprendere gli studi per diventare attore/attrice. I casi sarebbero soltanto due: o l'aspirante si esalterebbe al punto che, da quel momento in poi, terrebbe questa pellicola come punto di riferimento, oppure, al contrario, rinuncerebbe in quanto demoralizzato dalla rassegnata impossibilità a raggiungere certi livelli di eccellenza. Già perchè, oltre alla vicenda narrata peraltro molto interessante, qui qbbiamo da parte dei due protagonisti un autentico saggio di bravura. La Streep e Seymour Hoffman, d'accordo, erano già nell'olimpo dei "mostri" di Hollywood, ma così superbamente bravi non li avevamo mai visti. Certo, la sua parte la gioca anche un copione dall'evidente impostazione teatrale, che dà modo ai due attori di esprimersi in dialoghi semplicemente superlativi, per la tensione che riescono a creare. Tensione: infatti il pubblico in sala si becca quasi due ore di pellicola senza che affiori mai un secondo di noia, senza fiatare, perchè la storia è talmente appassionante e la recitazione talmente intensa che suppongo sia impossibile che a qualcuno salti in mente di consultare orologio o telefonino. Io poi, che amo un cinema cossiddetto "d'attori", stavolta mi sono deliziato all'ennesima potenza, al punto che ho visto il film due volte di seguito, attento a non perdermi nemmeno una sfumatura dell'Arte di due protagonisti così entusiasmanti. La storia narrata è di quelle torbide, ambigue e proprio per questo seducenti. In una scuola religiosa, gestita da suore e preti, c'è un parroco piuttosto particolare: è un uomo intanto collocato su posizioni moderne e sicuramente progressiste. E' inoltre persona sensibile, in grado di cogliere ogni piccola sfumatura nei comportamenti dei giovani allievi. E poi viene suggerito un altro aspetto del sacerdote, quello di un atteggiamento teso a godersi serenamente la vita: lo si nota da dettagli quali il piacere del fumo, del buon cibo, la sua golosità, e anche la disponibilità ad intrattenersi in relax a tavola coi colleghi. Ma nella stessa scuola c'è una persona (la Suora-Preside) che, essendo umanamente, psicologicamente e professionalmente, collocata agli antipodi, matura -dapprima in silenzio- un senso di fastidio crescente nei confronti del parroco. Il personaggio di questa Suora è espresso cinematograficamente secondo criteri di fortissimo impatto, il suo ruolo è scritto in maniera tale che la sua potenza appaia agli occhi del pubblico quasi devastante. E non esagero. Perchè ciò che si agita nella mente di questa donna, i suoi moti d'ira, la sua postura arcigna, il suo inseparabile pessimismo e la sua furia reazionaria, sono tutti atteggiamenti e sentimenti che turbano lo spettatore, quasi lo mettono a disagio ma nel contempo lo esaltano per la potenza con cui vengono espressi. Succede che in questa scuola arriva un ragazzino di colore dai modi timidi e gentili, proveniente da famiglia "problematica" (apprenderemo poi che, entro le mura domestiche, il padre lo picchia). Questo bambino è costretto inoltre a subire da alcuni compagni di classe una serie di prepotenze e soprusi, ma trova però un unico rifugio nel prete, il quale, animato da quella sensibilità cui prima accennavo, cerca subito di creare le condizioni affinchè il ragazzino non si rinchiuda in sè stesso: gli offre la sua amicizia per contrastare la deriva di depressione cui il piccolo pare avviato.Tutto ciò viene scambiato dalla Suora, in modo velleitario e morbosamente pregiudiziale, per un chiaro approccio indecente di stampo pedofilo. Nel film sono presenti almeno un paio di faccia a faccia tra i due attori talmente emozionanti da richiamare l'applauso a scena aperta: non capita spesso di assistere a scambi di battute così incalzanti e tesi da emettere scintille...Immaginatevi questa donna talmente acida da apparire indisponente se non odiosa: e qui Meryl Streep offre una recitazione da paura, tutta da osservare. Come muove gli occhi, la bocca, le mani, insomma una recitazione "totale". Stupendo anche il saggio offerto da Seymour Hoffman, questo prete che vede erigere intorno a sè un muro di calunnia, disprezzo e vergogna
e avverte crollare ogni possibilità di difendersi da un simile snervante attacco frontale. Mentre il ruolo della Streep benchè complesso è comunque "unidirezionale" (nel senso che eliminare quel prete diventa per lei la sola ragione di vita), il personaggio del sacerdote appare invece ricco di luci ed ombre, ambiguo come DEVE essere. Perchè, se da una parte -e nel film lo afferma com chiarezza- lui combatte per una scuola religiosa aperta e progressista, dall'altra affiorano qua e là dettagli ambigui che si insinuano nella mente dello spettatore, lasciandogli sempre una sensazione amarognola di sospetto nei confronti del prete. Per esempio da un dialogo (quasi straziante) tra la Suora e l'umilissima madre del ragazzino, riceviamo il "suggerimento" (è solo un cenno, attenzione, la cosa non viene mai chiarita nel film) che il bambino potrebbe avere tendenze omosessuali. Nonostante uno sfondo di decisi contrasti (bianco-nero, progressismo contro reazione, sensibilità contro acida cattiveria) è l'ambiguità a dominare la scena. Non fa in tempo ad affiorare un elemento narrativo che subito dopo lo spettatore ne percepisce un altro di segno opposto...E non è singolare che, in tempi come questi in cui le cronache di preti pedofili sono all'ordine del giorno, gran parte degli spettatori (me compreso) si sia ritrovata a "tifare" per il sacerdote per quasi tutto il film? Insomma, è evidente che John Patrick Shenley (che qui domina come regista, sceneggiatore nonchè autore della pièce teatrale originaria che gli valse addirittura un premio Pulitzer nel 2005) ha scritto un'opera di raro fascino e coinvolgimento emotivo. Aggiungo poi la mia soddisfazione personale che si manifesta ogni volta che un film di ottimo livello come questo non è visibile solo dai cinefili in poche sale di circuiti d'essai, ma è reso fruibile anche nei multiplex da un pubblico potenzialmente vastissimo. Stavo dimenticando (ma sono in tempo a rimediare) di segnalare la bravura, in un ruolo importante, di Amy Adams a suo totale agio nella parte di una giovane suorina ingenua e timorosa (e pensare che la Adams la notai per la prima volta un paio d'anni fa, nel ruolo di una principessina in una deliziosa fiaba natalizia targata Disney!). Vabbè, rassegnamoci pure alla semplificazione, inevitabile, con cui il passa-parola battezzerà questo film ("andiamo a vedere quel film col prete pedofilo?"), mentre in realtà questa pellicola è qualcosa di più: un film sulla ricerca della Verità e quanto vi sia di vago in ogni certezza. Alla fine, quando si accendono le luci in sala, il vero DUBBIO che accompagnerà per un pò lo spettatore è: "ma è stata migliore la performance della Streep o quella di Seymour Hoffman?". E' una bella gara.
Voto: 10

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