Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Danny Boyle ricomincia là da dove aveva terminato: dal Sole, il nostro astro che dona la vita e ci guida e attorno il quale tutto gira. Inizia da Jamal, un ragazzo dello slum di Mumbai prigioniero e preso a schiaffoni sotto una luce accecante, calda e umida. Jamal e il suo sole attorno al quale ha girato per tutta la vita, arrivando a partecipare ad un gioco, il più famoso gioco del mondo, Il Milionario, per cercare di ritrovarlo il suo sole, lui disperso come un asteroide impazzito attraverso la megalopoli delle luci e delle bidonville. Latika è il suo sole che sta per spegnersi, persa in un buco nero di rassegnazione. I sogni non si spengono mai, Jamal seduto sulla poltroncina del Milionario alle prese con un conduttore più infame di Carlo Conti quando trova il centro abbronzante chiuso per ferie, domanda dopo domanda rivive la propria vita in uno stratificarsi di flashback ognuno dei quali gli offre gli indizi per rispondere in scioltezza alle domande che gli vengono poste. Destino, amore, musica, ritmo, colore si impastano nelle riprese di Boyle che fa crescere la storia attraverso le esperienze di Jamal ragazzino e di suo fratello, un po’ infame, per mostrare la società indiana dall’interno. Tra furti, banditi, rappresaglie di caste diverse, miseria e morte, il tutto trova un senso profondo nella fede di Jamal con un ritmo che ha del miracoloso. The Millionaire è uno straordinario affresco di vita e passione, potente capacità narrativa e plastica forma evocativa di emozioni. Il melodramma naive di Bollywood, quello fatto di amori impossibili, musica e colore si fonde con la possente struttura narrativa di un regista al massimo della maturità artistica. Fotografia superba e doppio flashback, avanti e indietro nel tempo a mostrare la vita di un ragazzino che riemergendo da una latrina con in mano la foto del suo attore preferito trasforma in realtà il suo sogno d’amore. Latrina profondamente e consapevolmente Boyleiana, come i suoi personaggi sempre di corsa, sempre in movimento, vitali colorati e impregnati di vita e passione, nonostante l’orrore della miseria, il continuo galleggiare sul filo di una morte che pare sempre imminente e tutto sommato plausibile. Lo stop, la televisione. Oggetto in continua mostra di sé, e la sua trasmissione fedele trasposizione in studio di un sogno di riscatto e libertà: il Milionario. La televisione è presente ovunque, sempre accesa e vigile nel ricordare la sua potente promessa. Unico mezzo affinché il principe azzurro dei bassifondi possa ritrovare la sua principessa e liberarla dal drago è che egli superi le prove del nuovo indovino.
E’ strutturato come una fiaba in effetti, il film. E come in tutte le fiabe che si rispettino la magia fa capolino, bizzarra e imprevista, a segnare il destino dell’eroe designato a finire la storia. Così succede che le domande dell’obliquo presentatore sono un pretesto per ritornare al passato di Jamal, per cui ogni risposta ha una precisa collocazione nella sua vita. Mentre la vita di Jamal, la storia diventa un pretesto per spiegare la sua singolare presenza, lo “slumdog”, il cane dei bassifondi, ad un prestigioso quiz in televisione visto da milioni di persone, vincente e sorto a icona della rivalsa di milioni di “slumdog” come lui. Il finale è positivo, come si conviene ad una fiaba, e come nella realtà raramente succede. Boyle non fa film realistici, fa film di gente che corre a perdifiato verso il futuro, qualsiasi esso sia per cui si ha la sensazione che anche tra le favelas della megalopoli e tra gli sfruttatori di bambini, i gangster o le ingiustizie, brilli sempre la luce del futuro in fondo a tutto e che questa luce si rifletta negli occhi dei suoi personaggi. Così il principe azzurro e la sua principessa dopo mille peripezie si baciano in primo piano come nei grandi melò del passato, mentre la luce di un sole qualsiasi quasi li benedice e si intuisce, vivranno per sempre felici e contenti. Non prima però di essersi esibiti in un caratteristico ballo finale in stile Bollywood con tanto di ballerini di fila, smantellando definitivamente l’idea di una qualsivoglia relazione con la realtà e delegando al sogno tutto quello che è stato mostrato. E’ reale l’emozione, fortissima per un film divertente e commovente, ricco di stratificazioni e sottotesti che meriterebbero una seconda visione per godere di ogni inquadratura, di ogni passaggio narrativo, di ogni carrello. Quello che è reale nei film di Boyle è il cinema e questo è uno dei migliori film dell’anno.
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