Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Film bello e furbo, dannatamente furbo, che incunea la sua struttura a videoclips nell'immaginario collettivo slalomeggiando abile tra buoni sentimenti, rivalse, sciagure, amore e redenzione - tutto sommato, saccheggiare (con criterio) generi diversi non sempre è un demerito -, il tutto calato in un'India dall'impronta povera ma nel contempo potente, dove l'ombra delle favelas contrasta con la Bollywood che spintona per emergere, fragile e tragica, orgogliosa ed arrampicatrice, che costruisce il suo salto nel futuro spesso con idee terribilmente chiare. E lode a Boyle, che ci dona grande cinema coinvolgendoci su diversi piani d'attenzione, ad esclusione di qualche ingenuità di sceneggiatura (lo scaltro osservatore comprende ben presto su cosa verterà la domanda finale del fatidico quiz...). La storia di Jamal, concorrente del globalizzante "Chi vuol esser milionario", ripercorre miseria e nobiltà di un paese in ebollizione che dona e sottrae con estrema rapidità. La scaletta a flashbacks, i ritmi indiavolati, le musiche prepotenti, i colori spesso saturi, i tagli di luce, le immagini ad abbagliare, il montaggio frenetico, le facce estremamente azzeccate (dai bimbi agli adulti), contribuiscono in maniera determinante - oltre al crogiolo di eventi -, a miscelare fascino e sconcerto. Delle quattro opzioni di risposta che universalmente regolano Chi vuol esser milionario, e riferite alle ipotesi che tutti gli spettatori formuleranno durante la visione del film, tre vengono genialmente anticipate con nonchalance ad inizio proiezione. La quarta, e semplicemente unica possibile risposta, sigillerà la pellicola con classe e felice scelta di tempo, quando ormai tutti avevamo cuore e testa saturi d'altro. Resta ancora un dubbio che vi svelerò solo in parte: i titoli di coda. Praticamente un film nel film. Per molti un altro film, per altri esatto epilogo. A me hanno lasciato perplesso guastandomi vagamente sensazioni e sapori. Chi ci ha letto il definitivo affrancamento dal destino, chi il sogno che trionfa, chi il messaggio della Bollywood che può tutto, chi un delirante autoincensarsi del nostro Boyle... io, personalmente, ne avrei fatto a meno...
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