Regia di León Errázuriz vedi scheda film
Una luce malata, dalla grana grossa e dai riflessi verdognoli, si posa sulla vita arrabbiata e chiassosa che si consuma tra le baracche di legno e gli scheletri in cemento armato di una periferia urbana. I due giovani protagonisti, Carlos (Negrito) e l’amico Pedro, piccoli delinquenti, sono come erbacce che si vorrebbero sradicare da sé, per germinare meglio altrove; però, prima di aver liquidato i conti in sospeso ed aver raggranellato i mezzi necessari, devono continuare a vivacchiare “infestando” l’ambiente circostante. La “malaleche” non è una pianta nata male, è solo nata nel posto sbagliato, in cui un impossibile sogno di libertà e riscatto si dissolve in una perenne ubriacatura a base di droga e bravate criminali. Un film espressionista nei colori e nel linguaggio, in cui la disperazione è tutt’uno con l’incoscienza.
La regia rimane saldamente ancorata ai protagonisti, che non ritrae mai separati dal loro contesto, pur evitando accuratamente le scappatoie sociologiche; lo sguardo di Errazuriz è più partecipato che indulgente e non cerca, per gli errori dei due giovani, né attenuanti, né giustificazioni esterne.
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