Regia di Tamás Almási vedi scheda film
In un villaggio ungherese, poco dopo la caduta del Muro di Berlino, arrivano due italiani. Il primo è Gerardo, tipico connazionale all’estero, che tra carinerie, “cucù” e canzoni di Celentano conquista il cuore dei villici, facendoli lavorare allegramente nel suo calzaturificio. Il secondo è Mario, affascinante e ombroso, del quale si innamora Veronica e mal gliene incoglierà. Nobile negli intenti questa commedia dal finale a sorpresa, drammatico, ma didascalica nei contenuti e anche un po’ fuori tempo massimo rispetto alle tematiche (l’assalto al treno del capitalismo selvaggio a Est, in epoca post-sovietica). Al regista Tamás Almási, celebre documentarista ungherese, va comunque riconosciuto un certo sguardo, la capacità di raccontare un personaggio femminile, Veronica (Júlia Nyakó), che pare uscito da una tragedia greca. La descrizione bozzettistica del villaggio, con i suoi caratteristi e le piccole gag che rendono più stralunata la difficile vita quotidiana, ha una sua forza. Produce Franco Nero (Mario), che si mette in gioco interpretando un personaggio ambiguo. Impagabile invece l’arrivo di Gerardo (Vittorio Marsiglia): Alfetta rosso fuoco, finestrino aperto, Azzurro di Adriano che pompa inesorabile dallo stereo.
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