Regia di Ago Panini vedi scheda film
Italia, anni ‘80. In una notte qualsiasi, in una periferia qualsiasi, tre ragazzotti in vena di alcol e baldoria si imbattono in un fatiscente e sperduto hotel, il Bellevue. Sperando di trovare al suo interno l’aggancio giusto per delle buone “coperte” (leggasi mignotte) due di loro, mentre il terzo ronfa allegramente in macchina, entrano non sapendo cosa li aspetterà… E non dico di più, se non che mentre i due balordi (Claudio Santamaria e Michele Venitucci, strepitosi!) avranno di che spaccare i coglioni al povero portiere di notte Santino (Giuseppe Cederna, straordinario e premiato per questa interpretazione al Festival del cinema italiano di Annecy), le stanze di quell’albergo continueranno a vivere popolate dai più disparati personaggi: c’è la bollente Claudia Gerini in vena di sesso selvaggio; c’è la famosa attrice porno Kitty Galore (Vanessa Incontrada) intenta a girare un nuovo film con il giovane e timido Corrado Fortuna sotto la regia di Bebo “Uguccione” Storti; c’è l’inquietante Rolando Ravello che accudisce il suo cagnolino; c’è Raoul Bova disperato per amore; c’è il rapinatore Gabriel Garko (con inedita zeppola) al telefono con un venditore televisivo. E per tutti loro ci sarà un destino comune…
Ago Panini, debuttante nel lungometraggio, firma un prodotto anomalo per il nostro cinema, e per questo meritevole d’attenzione. Aspettando il sole è un noir metropolitano, una commedia dai toni cupi, un ritratto di personaggi sbandati ma dal cuore d’oro (anche se tra di loro c’è pure un insospettabile assassino…) impreziosito da un cast corale che oltre a riunire alcuni tra i più grossi talenti nostrani (Santamaria, Ravello e Fortuna in primis) utilizza anche i più glamour Bova, Garko, Gerini e Incontrada in ruoli al limite ed insospettabili. Certo, il film è imperfetto ed alcuni angoli si sarebbero dovuti smussare leggermente di più (in particolare alcune cose sono poco credibili, come il porno girato con attori vestiti, o un sonno un po’ troppo pesante del ragazzo addormentato in macchina) ma il film è talmente coraggioso e grezzo da far uscire piuttosto soddisfatti dalla sua visione. Seppur il voto sia una sufficienza stiracchiata, è di questo tipo di cinema che l’Italia avrebbe bisogno per uscire dal baratro psicologico-sociale in cui i nostri autori sono piombati negli ultimi anni.
Aspettiamo al varco il regista con la sua opera seconda.
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