Regia di Michele Soavi vedi scheda film
Il film, seguendo una sottile ed ingarbugliata trama centrata sull'omicidio di una prostituta, per la quale si ricorre eccessivamente a salti temporali, in realtà cerca disperatamente di descrivere uno spaccato dell'Italia dal bombardamento del quartiere S. Lorenzo a Roma (luglio '43) al 25 Aprile '45, raccontando invece le vicende collegate alla famiglia del Commissario di Polizia (Michele Placido), che alla liberazione di Roma si reca presso la famiglia a Saluzzo(cuneense). Il titolo del film, stando al periodo storico descritto, non ha nulla a che vedere con l'omonimo libro di Giampaolo Panza, che descrive avvenimenti successivi al 25 Aprile '45. Nel periodo drammatico che và dall'estate '43 all'aprile del '45 le famiglie vivono una sofferenza indicibile: alcuni, vuoi per amor di Patria o per sfuggire all'arruolamento forzato nella neo repubblica di Salò, optano per riunirsi in formazioni armate e continuare la lotta antifascista, altri, miopescamente ancora legati al fascismo, decidono di far parte della X Mas di Valerio Borghese, altri decidono di non schierarsi apertamente verso una delle due opposte fazioni e pur provando nella maggior maggior parte un chiaro sentimento antifascista mantengono un senso di rispetto nei confronti dello Stato, riconoscibile nella figura del Re, che pure li aveva lasciati alla deriva fuggendo al Sud. Il Regista non è stato in grado di illustrare questa tragica situazione. Da una parte ha rappresentato i partigiani come uomini ben preparati e quasi costretti a vivere in un agriturismo. Nella realtà la lotta partigiana fu allucinante per le sofferenze che produsse nelle sue fila: fu lunghissima, con fame e freddo terribili, mancanza di mezzi, incomprensione, persecuzioni, imprigionamenti, torture e morte. La parte repubblichina viene tratteggiata come una gioconda vacanza da boy scout con canti e cameratesche effusioni, quando invece si comportarono con scellerata violenza, cinismo, attività persecutoria, infliggendo torture e morte, violando qualsiasi diritto umano. La parte non schierata, salvo la famiglia del Commissario, non viene quasi per niente considerata. Un film progettato male e narrato peggio. Scenografia e fotografia e colonna sonora incapaci di dare sostegno alla trama, anzi in alcuni casi anche ridicola (come nel casolare senza finestre in cui si vede una madonna con candele accese attorno). Recitazione: quando Placido incontra il padre esclamai "come è diversa la recitazione del vecchio e quella di Placido". Solo succerrivamente mi accorsi che il vecchio era Philippe Leroy. Placido non offre una recitazione degna di rilievo: monocorde, permanentemente ansioso di fare impressione, sopra le righe, precipitoso nella dizione. Lo stesso vale anche per il restante cast. Due punti del film sono "illuminanti": la possibilità, per un breve periodo, concessa ai partigiani di "liquidare" le loro cose in sospeso e la più che imcombente evenienza di una lotta intestina fra partigiani (la rivoluzione) tesa ad eliminare le figure non allineate (situazione analoga è descritta nel film "Terra e Libertà" ove gli stalinisti perseguitarono gli anarchici spagnoli). Il persiero di Panza non lo metto in discussione in quanto al di fuori dei limiti cinematografici. Nel complesso film brutto sotto ogni profilo incapace di fare approfondimento su una delle più tragiche e buie pagine della nostra storia, figuriamoci poi di avere velleità di "revisionismo storico". Personalmente, pur non avendo un culto dei morti, ritengo incivile negare una sepoltura, sia pure tardiva, a chiunque: la negheremmo al peggior pedofilo ? ad un pluriomicida e stragista mafioso ?. Voto 2
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta