Regia di Michele Soavi vedi scheda film
Soavi viene dalla tv: i suoi lavori più noti sono spot e fiction, ma la sua passione, nemmeno tanto segreta, è da sempre l'horror. Non riuscendo a trovare un terreno in comune fra due situazioni tanto distanti, si è gettato con coraggio in questo lavoro di fondo storico, con una sottotrama poliziesca ed aspirazioni morali-revisionistiche. In sostanza sarebbe stato meglio se avesse continuato con i vari Ultimo e Nassiryia, prodotti senz'altro più vicini alle sue corde. Il sangue dei vinti è lentuccio, girato senza grande fantasia, assolutamente Placido-dipendente (e l'attore non delude nemmeno in questo ruolo poco convincente) ed ha pretese francamente un po' eccessive per le sue potenzialità. Siamo d'accordo che uccidere un assassino (come i partigiani facevano con le camicie nere) sia sbagliato, ma talvolta il film pare un po' scadere nel facile moralismo; d'altronde si basa sul libro eponimo di Pansa che su questo tema ha scatenato polemiche.
Storia di un poliziotto che, sul finire della seconda guerra mondiale, si ritrova con un fratello partigiano ed una sorella repubblichina. Lui non sta con nessuno dei due, anche se cerca di farli riconciliare per quanto possibile, e nel frattempo continua le indagini sul misterioso omicidio di una donna
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