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Il sangue dei vinti

Regia di Michele Soavi vedi scheda film

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(spopola) 1726792

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La recensione su Il sangue dei vinti

di (spopola) 1726792
3 stelle

NON HO VISTO IL FILM E NON ANDRO' A VEDERLO (IL MIO E' UN RIFIUTO RAGIONATO E CONSAPEVOLE). Mi si riferisce per altro che al di là dei contenuti fortemente censurabili e discutibilissimi, è proprio sul versante dell'estetica cinematografica che la pellicola fa acqua da tutte le parti, quasi "inguardabiled" per la sciatteria paratelevisiva della forma. Si potrebbe rispondere alla faziosità dell'assunto (anche quella di Pansa che sarà comunque un giornalista/giornalista ma che ha aspettato il momento proprizio per voltar gabbana senza dichiararlo e saltare da par suo sul carro rievisionista del "vincitore" del momento) chiamando in causa l'ottimo ultimo giallo di Loriano Machiavelli scritti a quattro mani con Guccini ma io preferisco andando sul classico... riportare le cose alla giusta dimensione e ritornare alle origini della lotta partigiana (visto che di nuovo come era prvedibile "se ne fa un gran parlare" anche in televisione) riportando un classico brano di Calvino: ……………………………
Kim continua a mordersi i baffi. “Per me,” dice, “questo è il distaccamento di cui sono più contento. (……) Gli uomini combattono tutti, c’ è lo stesso furore in loro, cioè non lo stesso, ognuno ha il suo furore, ma ora combattono tutti insieme, tutti ugualmente, uniti. Poi c’è il Dritto, c’è Pelle…. Tu non capisci quanto loro costi… Ebbene anche loro lo stesso furore… Basta un nulla per salvarli o per perderli… Questo è il lavoro politico… Dare loro un senso…”
…………………………….
Kim si soffia nei baffi: “Questo non è un esercito, vedi, da dir loro: questo è il dovere. Non puoi parlar di dovere qui, non puoi parlare di ideali: patria, libertà, comunismo. Non ne vogliono sentir parlare di ideali, gli ideali son buoni tutti ad averli, anche dall’altra parte ne hanno di ideali. Vedi cosa succede quando quel cuoco estremista comincia le sue prediche? Gli gridano contro, lo prendono a botte. Non hanno bisogno di ideali, di miti, di evviva da gridare. Qui si combatte e si muore così, senza gridare evviva.”
“E perché allora?” Ferriera sa perché combatte, tutto è perfettamente chiaro in lui.
“Vedi,” dice Kim, “a quest’ora i distaccamenti cominciano a salire verso le postazioni, in silenzio. Domani ci saranno dei morti, dei feriti. Loro lo sanno. Cosa li spinge a questa vita, cosa li spinge a combattere, dimmi? Vedi, ci sono i contadini, gli abitanti di queste montagne, per loro è più facile. I tedeschi bruciano i paesi, portano via le mucche. E’ la prima guerra umana la loro, la difesa della patria, i contadini hanno una patria. Così li vedi con noialtri, vecchi e giovani, con i loro fucilacci e le cacciatore di fustagno, paesi interi che prendono le armi; noi difendiamo la loro patria, loro sono con noi. E la patria diventa un ideale sul serio per loro, li trascende, diventa la stessa cosa della lotta: loro sacrificano anche le case, anche le mucche pur di continuare a combattere. Per altri contadini la patria rimane una cosa egoistica: casa, mucche, raccolto. E per conservare tutto diventano spie, fascisti; interi paesi nostri nemici… Poi, gli operai. Gli operai hanno una loro storia di salari, di scioperi, di lavoro e lotta a gomito a gomito. Sono una classe, gli operai. Sanno che c’è del meglio nella vita e che si deve lottare per questo meglio. Hanno una patria anche loro, una patria ancora da conquistare, e combattono per conquistarla. Ci sono gli stabilimenti giù nelle città, che saranno loro; vedono già le scritte rosse sui capannoni e bandiere alzate sulle ciminiere. Ma non ci sono sentimentalismi, in loro. Capiscono la realtà e il modo di cambiarla. Poi c’è qualche intellettuale o studente, ma pochi, qua e là, con delle idee in testa, vaghe e spesso storte. Hanno una patria fatta di parole, o tutt’al più di qualche libro. Ma combattendo troveranno che le parole non hanno più nessun significato, e scopriranno nuove cose nella lotta degli uomini e combatteranno così senza farsi domande, finché non cercheranno delle nuove parole e ritroveranno le antiche, ma cambiate, con significati insospettati. Poi chi c’è ancora? Dei prigionieri stranieri, scappati dai campi di concentramento e venuti con noi; quelli combattono per una patria vera e propria, una patria lontana che vogliono raggiungere e che è patria appunto perché è lontana. Ma capisci che questa è tutta una lotta di simboli, che uno per uccidere un tedesco deve pensare non a quel tedesco ma a un altro, con un gioco di trasposizioni da slogare il cervello, in cui ogni cosa o persona diventa un’ombra cinese, un mito?”
Ferriera arriccia la barba bionda; non vede nulla di tutto questo, lui. “Non è così,” dice.
“Non è così,” continua Kim, “lo so anch’io. Non è così. Perché c’è qualcos’altro, comune a tutti, un furore. Il distaccamento del Dritto: ladruncoli, carabinieri, militi, borsaneristi, girovaghi. Gente che s’accomoda nelle piaghe della società, e s’arrangia in mezzo alle storture, che non ha niente da difendere e niente da cambiare. Oppure tarati fisicamente, o fissati, o fanatici. Un’idea rivoluzionaria in loro non può nascere, legati come sono alla ruota che li macina. Oppure nascerà storta, figlia della rabbia, dell’umiliazione, come negli sproloqui del cuoco estremista. Perché combattono, allora? Non hanno nessuna patria, né vera né inventata. Eppure tu sai che c’è coraggio, che c’è furore anche in loro. E’ l’offesa della loro vita, il buio della loro strada, il sudicio della loro casa, le parole oscene imparate fin da bambini, la fatica di dover essere cattivi. E basta un nulla, un passo falso, un impennamento dell’anima e ci si trova dall’altra parte, come Pelle, dalla brigata nera, a sparare con lo stesso furore, con lo stesso odio, contro gli uni o contro gli altri, fa lo stesso.”
Ferriera mugola nella barba: “Quindi, lo spirito dei nostri… e quello della brigata nera… la stessa cosa?…”
“La stessa cosa, intendi cosa voglio dire, la stessa cosa…” Kim s’è fermato e indica con un dito come se tenesse il segno leggendo; “la stessa cosa ma tutto il contrario. Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato. Qua si risolve qualcosa, là ci si ribadisce la catena. Quel peso di male che grava sugli uomini del Dritto, quel peso che grava su tutti noi, su me, su te, quel furore antico che è in tutti noi, e che si sfoga in spari, in nemici uccisi, è lo stesso che fa sparare i fascisti, che li porta a uccidere con la stessa speranza di purificazione, di riscatto. Ma allora c’è la storia. C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessun sparo, pur uguale al loro, m’intendi? uguale al loro, va perduto, tutto servirà se non a liberare noi, a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell’odio, finché dopo altri venti o cento o mille anni si tornerebbe così, noi e loro, a combattere con lo stesso odio anonimo negli occhi e pur sempre, forse senza saperlo, noi per redimere, loro per restare schiavi. Questo è il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali. Una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l’operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni, per il paria dalla sua corruzione. Io credo che il nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro se stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo.”
………………………….
(Italo Calvino – “IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO”)
Qualunque cosa sia successa dopo anche gli inevitabili eccessi "rivendicativi" sarà meno tragica di ciò è che è stato prima, e sciacquarsene la bocca come se ne sta facendo, è dimenticare il rapporto esistente fra "causa" ed "effetto".. allora ogni altro commento diventa inutilmente superfluo non credete?

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