Regia di Ed Harris vedi scheda film
Fosse uscito in altri periodi avrebbe probabilmente meritato minor attenzione, ma oggi come oggi, dato che di western non se ne fanno praticamente più (a proposito attesa spasmodica per il nuovo lavoro dei fratelli Coen), ha la sua ragion d’essere.
Questo grazie soprattutto ai due protagonisti (Ed Harris è bravissimo, ma anche Viggo Mortensen lascia il segno), ma anche ai loro ruoli definiti con buona cura ed a diversi dialoghi scritti in maniera brillante, mentre non mi ha convinto più di tanto il ruolo femminile interpretato da Renèe Zellweger (un po’ eccessivo ed inutilmente moderno) ed anche il “cattivo” affidato a Jeremy Irons non mi è sembrato possedere quelle caratteristiche per renderlo indimenticabile.
Invece, per quanto riguarda la storia, l’ho trovata un po’ troppo ricca di variazioni, ma soprattutto queste non sono non sempre all’altezza anche se, è doveroso segnalarlo, ha il grande pregio di possedere dialoghi snelli ed efficaci e, soprattutto, di giovarsi di un felicemente riuscito finale, dove sentimenti di amicizia, rispetto, devozione e giustizia si mescolano alla grande, in grado di lasciare proprio un bel ricordo.
Nel complesso una pellicola piacevole e scorrevole, che si beve tutta d’un fiato e può bastare così, anche se i modelli di riferimento sono parecchio lontani, nonostante l’impegno e la professionalità non manchino affatto.
Discreto.
Regia di buon polso anche se poteva valorizzare meglio alcune situazioni (vedi ad esempio il duello a quattro).
Prova solida nel suo complesso, impreziosita dalla parte finale.
Bella prova, ha il volto giusto per la parte di un uomo sicuro nella vita ed incerto in amore.
Lei è brava come (quasi) sempre, ma il ruolo non è proprio il massimo della vita.
Professionale, ma il suo non è un cattivo determinante.
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